Skip to main content

Giornata mondiale dei rifugiati e dei migranti: Papa Francesco e i vescovi, apriamo le braccia a tutti

ROMA – Oggi Papa Francesco ha celebrato la giornata mondiale del rifugiato e del migrante, uno dei temi che ha trattato quasi ogni domenica nei suoi interventi domenicali, invitando all’accoglienza e chiedendo, con un intervento a gamba tesa, che il parlamento italiano approvi lo ius soli. Il Pontefice, attorniato da centinaia dei suoi amati migranti, ha dato fuoco alle polveri, ma un po’ in sordina rispetto alle aspettative, dichiarando, con inaspettata prudenza, che «le paure di accogliere i migranti, ma anche di chi arriva, sono legittime, fondate su dubbi pienamente comprensibili da un punto di vista umano. Avere dubbi e timori non è un peccato. Il peccato è lasciare che queste paure determinino le nostre risposte, condizionino le nostre scelte, compromettano il rispetto e la generosità, alimentino l’odio e il rifiuto».  Nella basilica vaticana, dove si si è celebrata la messa rappresentati 49 Paesi con i loro migranti e rifugiati. Anche una settantina di rappresentanti diplomatici. Novemila le persone presenti alla messa.

Tra i migranti e i rifugiati: 200 indiani (Rito latino); 450 indiani (Rito siro malabarese); 50 libanesi maroniti; circa 800 romeni di Rito latino e alcuni romeni di Rito Greco cattolico, una trentina di malgasci, 60 siro antiocheni, più di 1.200 ucraini di Rito Greco cattolico e 35 ucraini di Rito latino; 150 srilankesi; 200 capoverdiani; più di 2.000 filippini; 10 melchiti; 25 cinesi. I canti saranno in diverse lingue e ad animare la celebrazione è il coro “Hope” di Torino. Ci sono 460 concelebranti, più quattro diaconi di Ghana, Romania e Nigeria.

“Nel mondo di oggi, per i nuovi arrivati, l’invito all’accoglienza significa anche conoscere e rispettare le leggi, la cultura e le tradizioni dei Paesi in cui sono accolti; significa pure comprendere le loro paure e apprensioni per il futuro. Non è facile entrare nella cultura altrui,
mettersi nei panni di persone così diverse da noi, comprenderne i pensieri e le esperienze e così spesso rinunciamo all’incontro con
l’altro e alziamo barriere per difenderci. Le comunità locali, a volte – osserva – hanno paura che i nuovi arrivati disturbino l’ordine
costituito, ‘rubino’ qualcosa di quanto si è faticosamente costruito. Ma anche i nuovi arrivati hanno delle paure: temono il confronto, il
giudizio, la discriminazione, il fallimento. Queste paure – afferma il Papa – sono legittime, fondate su dubbi pienamente comprensibili da un punto di vista umano: avere dubbi e timori non è un peccato, il peccato è lasciare che queste paure determinino le nostre risposte,
condizionino le nostre scelte, compromettano il rispetto e la generosità, alimentino l’odio e il rifiuto. Il peccato è rinunciare
all’incontro con l’altro, con il diverso, con il prossimo».

E aggiunge: «Per i nuovi arrivati, accogliere, conoscere e riconoscere significa conoscere e rispettare le leggi, la cultura e le tradizioni dei Paesi in cui sono accolti». Ma questo non avviene quasi mai.

Immediata la reazione del Senatore leghista Roberto Calderoli:  «La smettano i vescovi di mettere il becco nella politica – aggiunge – e questo appello non è rivolto solo alla Cei ma anche a Papa Francesco che da oggi non chiamo più Santo Padre, perché deve finirla di sfinirci con le sue menate sugli immigrati, basta comprenda anche lui che gli immigrati irregolari devono tornarsene a casa loro: lo capiscano anche il Papa e la Cei. E capiscano che per ogni migrante che vuol venire qui per motivi economici ci saranno dieci italiani che staranno peggio».

 


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Firenze Post è una testata on line edita da C.A.T. - Confesercenti Toscana S.R.L.
Registro Operatori della Comunicazione n° 39741
Firenzepost small logo