Elezioni: la campagna s’incentra pericolosamente solo su due temi. Fascismo e immigrazione incontrollata

Gli episodi gravi di Macerata, ma soprattutto le strumentalizzazioni che da destra, e soprattutto da sinistra, sono state subito innescate, hanno fatto salire il dibattito politico su due temi. Da un lato (Lega e Berlusconi) si pone l’accento sull’immigrazione clandestina e sui pericoli che questa comporta, dall’altro (sinistra) si evidenzia il pericolo del rigurgito fascista. In quest’ultimo caso si distinguono esponenti di Leu (Grasso, Boldrini e il Governatore Enrico Rossi), mentre Renzi richiama tutti ad abbassare i toni e assumere comportamenti più responsabili. Sul fatto e sul dibattito, per certi versi inverosimile, che ne è nato, complice l’approssimarsi delle elezioni, ha svolto una puntuale e, a mio avviso, corretta analisi Marco Gervasoni sul Messaggero del 4 febbraio.
Che ha ricordato precedenti, quelli sì gravi e pericolosi, che hanno sconvolto cittadine d’Europa e che rischiano adesso di diventare abituali anche da noi se la politica non si deciderà a governare il fenomeno dell’immigrazione incontrollata. A Cottbus, cittadina tedesca al confine con la Polonia, abitanti e rifugiati siriani si affrontano a colpi di coltello, a Calais e di Marsiglia gli scontri tra migranti si alternano a reazioni violente di francesi più o meno esasperati. Ma si ricordano anche molti episodi accaduti nel Regno Unito, dove gli assalti xenofobi sono una costante da anni, senza quasi facciano più notizia.
È un fatto accertato ormai che anche da noi si fanno sentire gli effetti deleteri di un’immigrazione massiccia. Che i benpensanti buonisti di sinistra e cattolici non vogliono definire «invasione» perché il numero degli «invasi» è ancora decisamente superiore a quello dei presunti «invasori». Ma che genera tensioni imprevedibili. Sono soprattutto i centri piccoli e medi, come Macerata, a risentire dell’immigrazione incontrollata, più chele grandi città. Proprio perché il problema dell’integrazione è prima di tutto culturale, di percezione, e solo poi economico.
Nel caso specifico, risulta che una parte dei maceratesi sono esasperati perché una parte della città si è trasformata in area di spaccio di droga, organizzato prevalentemente da immigrati, prevalentemente senza lavoro. Arrestarli dovrebbe essere compito delle forze dell’ordine, sommerse spesso da una piena che sfugge da tutte le parti e non aiutati certo dalla legislazione e dalla magistratura. Pensiamo al trattamento diverso riservato, fatte le debite proporzioni, al giustiziere Traini e al nigeriano Oseghale, accusato solo di occultamento e vilipendio di cadavere.
In tal modo si rischia di esacerbare gli animi e a fomentare la xenofobia, talvolta ingiustificata. Il caso Macerata è esploso dopo la morte di Pamela Mastropietro, che molti media e giornali hanno sottovalutato, forse perché il responsabile dello scempio era un povero immigrato, ma che ha provocato fortissima indignazione fra la gente comune. Spesso la ricerca del politicamente corretto (molti giornali non definivano l’indagato «nigeriano», per timore di essere ritenuti «razzisti») finisce per produrre effetti perversi.
Bisogna che i politici cerchino di evitare commenti estremi e fuorvianti. La destra non dovrebbe esagerare nel cavalcare eccessivamente il pericolo immigrazione, ma soprattutto la sinistra non dovrebbe difendere gli immigrati a prescindere ed evocare ad ogni piè sospinto il pericolo del cattivo leghista o del risorgere del fascismo. Sia Renzi che Berlusconi hanno invitato saggiamente a non cadere nell’isteria e dipingere un’onda nera (fascista) che ci starebbe sommergendo. L’esperienza, anche attuale, ci insegna che una simile presa di posizione potrebbe produrre il contrario dell’effetto voluto, anche da un punto di vista elettorale.
