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Firenze, inchiesta n’drangheta: 14 arresti, beni immobili sequestrati anche a Reggio Calabria. Accuse associazione per delinquere, estorsione

FIRENZE – Sono 14 le persone per le quali il gip, su richiesta della Dda di Firenze, ha emesso la misura di custodia cautelare: per 11 in carcere, per altri 3 agli arresti domiciliari. I reati contestati, a vario titolo, sono associazione per delinquere, estorsione, sequestro di persona, usura, riciclaggio e autoriciclaggio, attività finanziaria abusiva, trasferimento fraudolento di valori, aggravati dal metodo mafioso.
Contemporaneamente all”operazione condotta da carabinieri e guardia di finanza di Firenze, su ordine della Dda di Reggio Calabria, secondo quanto si spiega in una nota degli investigatori, sono in esecuzione ulteriori provvedimenti restrittivi e di sequestro per plurime condotte illecite, tra le quali l”associazione mafiosa.

Dia e Guardia di finanza di Reggio Calabria hanno sequestrato, tra l’altro, 51 imprese, oltre a beni immobili e disponibilità finanziarie. Le persone destinatarie del provvedimento di fermo emesso dalla Dda di Reggio Calabria sono ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione mafiosa, riciclaggio, autoriciclaggio, reimpiego di denaro, beni e utilità di provenienza illecita, usura, esercizio abusivo dell”attività finanziaria, trasferimento fraudolento di valori, frode fiscale, associazione per delinquere finalizzata all”emissione di false fatturazioni, reati fallimentari ed altro.
Nei provvedimenti restrittivi emessi dalla Dda di Firenze si contestano ai destinatari il riciclaggio ed il reimpiego nel tessuto economico toscano dei proventi illeciti conseguiti dall”organizzazione criminale.

Maggiori particolari saranno resi noti in una conferenza stampa convocata per le 11 al Palazzo di giustizia di Firenze a cui parteciperanno il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Rhao e i procuratori distrettuali di Firenze e Reggio Calabria.

AGGIORNAMENTO DELLE 10,00

«Le proiezioni avvengono in modo da coinvolgere anche le imprese all’estero che emettono false fatture per consentire poi ad imprenditori collusi di frodare il fisco». Così il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Federico Cafiero de Raho, ai microfoni del Gr1 Rai in merito alle operazioni contro la ”ndrangheta delle Dda di Reggio Calabria e Firenze. «Ma molti degli affari, e dei soldi della ”ndrangheta –
aggiunge Cafiero de Raho – si spostavano in Toscana attraverso imprenditori collusi, i quali hanno coperto sostanzialmente i proventi delle attività criminose con false fatturazioni. Altri imprenditori, invece, quelli in difficoltà, ottenevano dall’organizzazione criminale prestiti ad usura. Ed anche questi finivano per essere in qualche modo coperti da quelle stesse fatture».

 

 


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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