Dopo elezioni: le strategie di Mattarella, ma interviene anche Napolitano, che non si rassegna a uscire di scena

Che cosa succederà se nessuno vincerà le elezioni, come è possibile? Deciderà il Presidente della repubblica Sergio Mattarella il quale, non avendo tendenze a regnare come Re Giorgio, seguirà le regole antiche, le prassi costituzionali che hanno sempre dettato i comportamenti di quasi tutti (tranne l’ultimo) suoi predecessori. In effetti, al fine della formazione del Governo, non conta alla fin fine se arrivi primo, importa semmai se riesci a mettere insieme una maggioranza.
L’incarico viene dato a chi ha chance di formare il governo. Lo hanno capito anche i grillini, i quali pretendevano, confidando di essere il partito più votato, che Mattarella attribuisse forzatamente a loro l’incarico». Adesso Di Maio ha preso atto che non funziona così, cambiando registro. A fare chiarezza sono stati, pare, ambasciatori parecchio schivi, che non lo ammetterebbero mai. Di sicuro, i canali di comunicazione tra Quirinale e Cinquestelle sono numerosi e attivi.
Il presidente non vuole tagliare fuori nessuno, chi ha buona volontà deve poter dare una mano. È un po’ il senso della «pagina bianca» di cui aveva parlato la sera di San Silvestro. Prima di sciogliere le Camere una seconda volta, sicuramente Mattarella metterà in campo tutte le doti di diplomazia e la pazienza necessaria. Lascerà svelenire il clima dalle tossine della campagna elettorale e anche le possibili larghe intese, finora negate sia da Renzi che da Berlusconi, qualora si realizzassero, sarebbero frutto di lunghe attese.
Mattarella è un vechio democristiano e sicuramente ricorda che, ai tempi di Aldo Moro, si parlava, non a caso, di «decantazione». Il Capo dello Stato le proverebbe tutte, tentativi su tentativi. E perfino i fallimenti sarebbero di aiuto: farebbero capire che non ci sono alternative a un compromesso serio. Poco per volta i protagonisti dovrebbero prenderne atto.
Ma sulla scena irrompe anche l’ex Capo dello Stato Re Giorgio Napolitano, che non si rassegna proprio a farsi da parte e a godersi in santa pace la ricca pensione. Vuole ancora regnare sulla politica italiana e influenzarne le scelte, anche quelle del suo successore (dimostrando molto poco garbo istituzionale) e quindi si è prodotto in un energico endorsement a favore di Paolo Gentiloni. Durante una cerimonia all’Ispi, l’istituto di studi di politica internazionale, il presidente emerito – che ha ancora velleità di dettar legge nonostante la sua veneranda età – ha scelto parole impegnative per motivare un premio che veniva conferito al premier: «Paolo Gentiloni è divenuto punto essenziale di riferimento per il futuro prossimo e non solo nel breve termine, della governabilità e stabilità politica dell’Italia, un’attitudine all’ascolto e al dialogo e uno spirito di ricerca senza preclusioni da ministro degli Esteri e poi da presidente del Consiglio». Un elogio che è arrivato a sottolineare virtù irrituali: «La qualità della sua educazione famigliare e scolastica gli offre strumenti importanti per operare ai più alti livelli anche in futuro».
Sicuramente tutti aspettano le scelte degli italiani, la maggioranza dei quali pare avviata verso l’astensione, tanta è la disaffezione verso la politica e i politici che attualmente esibiscono la loro pochezza e inconsistenza. Ma Renzi non demorde, si agita, va in giro come una trottola per tutt’Italia promettendo e vantando le conquiste del suo governo, consapevole di essere vicino allo spettro del 21%, 4 punti sotto Bersani, anche se ha già sfacciatamente dichiarato che neppure in tal caso si dimetterebbe da Segretario Pd. Ma se anche avesse promesso il contrario nessuno gli avrebbe creduto. non era forse stato lui a giurare solennemente che, se avesse perso il referendum del 4 dicembre, si sarebbe ritirato dalla politica? Pinocchio non si smentisce. Adesso lo aspetta la prova di un altro 4, non dicembre ma marzo. Vedremo se gli andrà meglio, ma in molti pensano il contrario, anche se sarà difficile toglierlo di torno.
