Boeri difende legge Fornero e Jobs Act, contro il parere di Lega e M5S. In vista un ricambio della governance

Nonostante tutti gli inviti a svolgere correttamente il suo ruolo e a non fare il politico mancato, oltretutto non eletto da nessuno, il bocconiano presidente dell’Inps, Tito Boeri, continua imperterrito a discettare invano dei massimi sistemi (senza che nessuno gli dia ascolto, anzi) e si rifiuta caparbiamente di impegnarsi per mettere a posto conti e organizzazione amministrativa dell’Inps, come richiesto recentemente anche dalla Uil.
E straparla di riforma Fornero e di Jobs Act, contrastando le idee dei nuovi padroni del vapore (Lega e M5S) e difendendo a spada tratta l’operato del governo Renzi, a cui praticamente deve nomina e sporattutto permanenza nell’incarico.
FORNERO – Dice Boeri: «Ormai sono passati 7 anni da quella riforma, adesso la situazione si è normalizzata: tornare indietro, alla fase precedente, costerebbe tantissimo. Quello che ha proposto la Lega cioè tornare a quota 100, quindi la somma dei requisiti anagrafici e contributivi, oppure di permettere il pensionamento con 41 anni di contributi, quindi senza ripristinare le finestre, ecco:
questo costerebbe, secondo i nostri calcoli, circa 90 miliardi in termini di debito pensionistico aggiuntivo. Partire abolendo leggi che sono state introdotte nel passato recente mi sembra un inizio un po” paradossale di una nuova era. La Legge Fornero è stata introdotta in un momento
drammatico per il Paese, è stata fin troppo draconiana: ha elevato l’età pensionabile in modo drastico e ha creato, nell’immediato, forti scompensi anche al mercato del lavoro perché era una fase di recessione».
JOBS ACT Anche su questo tema Boeri vuol dire la sua difendendo l’operato del Governo Renzi, bocciato dagli italiani. «Il Jobs Act ha fatto tante cose: da una parte ha introdotto il contratto a tutele crescenti, dall’altro ha riformato ammortizzatori sociali. Tornare a prima delle tutele crescenti non è qualcosa che ci riporta a una situazione migliore, anzi il ricordo di quella fase è brutto, soprattutto per i giovani. C’era un mercato del lavoro dualistico in cui nessun giovane
veniva assunto a tempo indeterminato da quando è stato introdotto il contratto a tutele crescenti
abbiamo in Italia circa mezzo milione in più di contratti a tempo indeterminato. Poi sono aumentate le assunzioni ed è cresciuta la mobilità del lavoro».
Boeri anche in questo caso vede il bicchiere mezzo pieno, omettendo di considerare il gravissimo problema della disoccupazione e del precariato giovanile. Il milione di posti sbandierati da Renzi e da Poletti sono infatti per la grande maggioranza posti a tempo determinato, che non risolvono definitivamente il problema. Solo gente come il presidente dell’Inps continua a elogiare riforme che sindacati ed esperti hanno intenzione di smantellare.
Ma il nuovo governo dovrà finalmente mettere mano alla riforma della governance dell’Inps, visto che questa ha ormai fatto il suo tempo e soprattutto non ha procurato, al di là delle esternazioni velleitarie del Presidente, alcun miglioramento né organizzativo né finanziario. Come affermano tutti i sindacati deve finire l’epoca di un uomo solo al comando.
