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Facebook: nuovi strumenti per la privacy. Zuckerberg testimonierà davanti al Congresso Usa

Mark Zuckerberg, Ceo di Facebook

NEW YORK – Passi avanti del colosso social. Con alcuni obiettivi: rendere chiari e visibili in un solo posto della piattaforma tutti gli strumenti per controllare la privacy, la possibilità di cancellare definitivamente post passati dalla piattaforma, velocizzare e rendere più selettivo il processo di download della propria storia sul social network. Sono le novità che Facebook mette a disposizione degli utenti, in aggiunta agli annunci di Mark Zuckerberg all’indomani del caso Cambridge Analytica. «Nelle prossime settimane avremo altro da condividere», spiega la società. Ma la vicenda è assai spigolosa e sta già provocando sconquassi in Borsa.

Intanto è arrivato l’ultimatum di Bruxelles a Facebook. Il colosso americano del web ha due settimane di tempo per chiarire alcuni dei molti punti oscuri dello scandalo sulla raccolta dei dati di 50 milioni di utenti finiti, per il tramite del ricercatore Aleksandr Kogan, nelle mani degli spin doctor di Cambridge Analytica: società di consulenza politica sospettata d’aver cercato di manipolare il consenso nel voto presidenziale Usa, nel referendum sulla Brexit e in varie altre elezioni. Intanto a Wall Street l’onda lunga del datagate travolge tutti i big di internet, con i titoli tecnologici che affossano il Nasdaq. In particolare Twitter, che arriva a perdere oltre il 12%. Facebook ha chiuso la giornata di contrattazioni con un nuovo tonfo del 4,92%: da quando è iniziata la crisi per il colosso dei social media sono andati in fumo 80 miliardi di dollari. E anche Mark Zuckerberg è più povero, avendo già perso ben 14 miliardi di dollari. Male in Borsa anche Google e Microsoft che perdono oltre il 4% e Amazon che cede il 3,78%. Il monito della Ue ai vertici di Facebook, recapitato dalla commissaria Ue alla Giustizia Vera Jurova alla responsabile operativa del social media Sheryl Sandberg, arriva nel giorno in cui il patron dell’azienda di Menlo Park, Mark Zuckerberg, fa infuriare proprio il parlamento d’un Paese europeo, snobbando platealmente la convocazione della commissione cultura, digitale e media della Camera dei Comuni che indaga su megadata e presunte interferenze elettorali e accettando, invece, di comparire (forse il 10 aprile, con i boss di Google e di Twitter) di fronte al Congresso Usa. Un’audizione, quella di Londra, a cui era stato invitato personalmente dal presidente Damian Collins per far luce sulle “incongruenze” addebitate a suoi collaboratori in precedenti deposizioni. Salvo rispondere oggi con una letterina – dopo le scuse pubbliche a mezzo stampa – in cui si limita a offrire di mandare un paio di manager.

«Sbalorditivo», commentano offesi Collins e altri deputati britannici, sollecitando il giovane nababbo californiano a ripensarci, mentre le azioni Fb continuano a sprofondare a Wall Street. Intanto la commissione britannica va comunque avanti nelle sue udienze. Oggi il protagonista di giornata è Chris Wylie, l’ex apprendista stregone di Cambridge Analytica (CA) fra i primi a denunciare lo scandalo. La ‘gola profonda’ dalla tintura di capelli rosa racconta la sua esperienza, non senza un certo piglio esibizionista, parlando dei rapporti con Alexander Nix, l’amministratore delegato sospeso della società, e del ruolo di Steve Bannon, che ne è stato vicepresidente prima di diventare capo stratega della campagna di Donald Trump nel 2016. Sulle elezioni americane dice però poco di nuovo. Ritira in ballo la trattativa (pare fallita) per un contratto di consulenza di CA con il colosso petrolifero russo Lukoil (vicino ai servizi segreti dell’Fsb, sentenzia), ma ammette di non avere alcun elemento per affermare che Nix, Kogan o altri siano stati coinvolti in attività di collusione con Mosca per minare le elezioni americane. Mentre punta il dito sui rapporti fra AggregateIQ (AIQ), società canadese nata da una costola di Scl, la casa madre di Cambridge Analytica, e la campagna referendaria pro Brexit di Vote Leave: piattaforma Tory euroscettica animata da ministri e altre figure di primo piano dell’attuale governo di Theresa May.  La sua convinzione è che le tecniche di microtargeting di AIQ abbiano giocato un ruolo assolutamente cruciale e se non ci fossero state un esito opposto del voto avrebbe potuto essere del tutto plausibile.


Sandro Bennucci

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