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Escrementi sulla casa della Kyenge: atto d’odioso razzismo o cacca del suo cane?

Il ministro dell'Integrazione Cecile Kyenge
L’ex ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge

Un episodio denunciato dalla politica e da buona parte della stampa aveva fatto gridare all’ennesimo episodio di incivile razzismo contro l’ex ministra Cécile Kyenge. Erano state imbrattate, nella notte, le pareti dell’abitazione a Modena dell’europarlamentare del Pd;  ne aveva dato notizia, il Partito Democratico modenese il cui segretario provinciale, Davide Fava aveva espresso solidarietà all’ex ministro dell’integrazione così come l’ex segretario democratico e deputato, Piero Fassino e la capo delegazione dei parlamentari Pd a Bruxelles, Patrizia Toia.

Ma in seguito è venuta fuori una versione completamente diversa che, se corrispondessse a verità, darebbe tutt’altra dimensione all’episodio. Il gesto, infatti, sarebbe una ritorsione legata a motivi di vicinato. Un residente della frazione avrebbe lanciato gli escrementi che sarebbero stati rilasciati dal cane della famiglia Kyenge.

«Non si è trattato di atto xenofobo – rivela l’anonimo autore del gesto al Resto del Carlino- ma di un gesto di esasperazione verso un atteggiamento incivile. Me ne scuso, ma certe volte quando sale la rabbia cedi a reazioni spropositate. Perché l’ho fatto? Semplice: suo marito non raccoglie mai le deiezioni del loro cane di grossa taglia e all’ennesimo episodio non ci ho visto più dalla rabbia, ho rimosso le feci e le ho gettate nel giardino. Finché l’animale fa le sue cose in mezzo all’erba – racconta l’uomo – può anche passare, ma il discorso è diverso quando ci ritroviamo le feci sulla ciclabile o sulla strada dove camminiamo coi nostri bambini. E’ da tempo che accade la stessa cosa e sinceramente non sono l’unico ad essermi stancato ».

Un comportamento, quello dell’uomo, che parrebbe ricondurre l’atto all’ipotesi di rapporti di vicinato e non in un attacco razzista contro Kyenge stigmatizzato, nei giorni scorsi, da più parti di ogni orientamento politico.

Ma l’ex ministra non ci sta, chiama le agenzie e detta una dichiarazione, affermando che «il vicino anonimo, evocato da un giornale, che avrebbe raccolto escrementi del cane presso il proprio domicilio, o lungo la strada, avrebbe rigettato contro il nostro muro escrementi di cui è l’unico a conoscerne l”origine. Mi pare, dunque – sottolinea l’eurodeputata – un tentativo di attribuire al nostro cane le responsabilità di un gesto d’odio compiuto proprio contro di me e la mia famiglia. Raccolgo le forze per portare avanti il mio lavoro, certa che l’inclusione e la successiva coesione sociale siano valori fondamentali per la vita di tutti noi cittadini italiani. Abbasso l’odio».

Sicuramente concordiamo con l’ultima affermazione della ministra, l’odio va bandito in ogni occasione. Ma dobbiamo notare che, come la ministra considera presunta la posizione del vicino, così deve essere considerato presunto il gesto d’odio contro la sua famiglia, che, se fosse vera la versione raccontata dall’anonimo vicino, non sarebbe fondato. Le Forze dell’ordine, alle quali la Kyenge ha denunciato il fatto, faranno chiarezza e solo allora vedremo se le scuse dovranno essere rivolte a M.me Cécile Kyenge o all’anonimo vicino.

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