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Governo: i sondaggi e i social mostrano una base Pd contraria all’accordo con il M5S

ROMA – Ha sentito diversi parlamentari e chiesto loro di fare sondaggi tra i militanti, Matteo Renzi. I social e i messaggi WhatsApp restituiscono umori stracontrari a un governo di Pd e M5s. Anche l’ex segretario sarebbe fermo
sul no: manca ogni presupposto anche perché, sono convinti i Dem, il filo tra Salvini e Di Maio non è spezzato. Ma non è escluso, secondo i dirigenti vicini all’ex premier, che in direzione Renzi dia un via libera condizionato all’apertura di un tavolo con i grillini.

I due paletti di partenza li ricorda Ettore Rosato e pongono già alta l’asticella: chiudere con Salvini non solo formalmente e assicurare la prosecuzione della stagione di riforme dei governi di centrosinistra.
Renzi parlerà  nello studio tv di Fabio Fazio, domenica 29 ottobre. E’ in fase di riflessione, racconta un dirigente: si
prepara a fare un ragionamento alto, di sistema. Consapevole che le sue parole saranno determinanti, in vista della direzione del 3 maggio. «In tanti gli chiedono di tornare segretario, ma non è nei suoi programmi: certo non si può abdicare dall’essere un leader, Renzi è in campo senza se e senza ma», dice Rosato.
Che i parlamentari renziani considerino impossibile un’intesa con M5s e inaffidabile Di Maio, lo ripetono senza
sosta. Il tentativo dei pontieri è però evitare una conta in direzione che rischia di far male a un partito già provato: «Se passasse il no Martina dovrebbe dimettersi – ragiona un esponente di minoranza – e Renzi potrebbe essere additato come sfascista, per non parlare dei rischi di frattura o scissione». Perciò, anche se nessuno scommette che alla fine ci si avvicini a fare un esecutivo con Di Maio, secondo un big molto vicino all’ex segretario ad oggi le chance che si scelga di andare a vedere le carte sono al 50%.
Su un eventuale governo con M5s si dovesse fare, sostiene Andrea Orlando, occorrerebbe un referendum aperto a tutti, non solo agli iscritti al Pd. Ma il renziano Michele Anzaldi ribatte che così voterebbero i Cinque stelle. Martina, che trascorre la giornata al Nazareno, ascolta intanto militanti e territori: sente un portavoce di circolo del bolognese che gli aveva scritto per chiedere il massimo coinvolgimento nelle scelte. Il reggente confida che si possa trovare un percorso unitario per aprire il confronto con M5s, lasciando la valutazione degli esiti a un altro passaggio finale di giudizio da parte della direzione Pd.
Ma il giudizio dei renziani su com’è stata condotta la partita finora è assai critico: il punto, dicono, non è neanche
se sedersi o meno al tavolo, ma come farlo, con quale prospettiva politica. Bisogna condurre la partita, non subirla.
Perciò, se alla fine prevalesse la mediazione, la discussione sarebbe non solo su quale delegazione debba andare al tavolo (qualcuno vorrebbe lo stesso Renzi) ma anche con che mandato: bisogna tenere alta l’asticella – dicono i dirigenti più vicini all’ex premier – innanzitutto su temi e programmi e poi anche sulle forme di sostegno al governo. Di Maio premier, per dire, resta un ostacolo.


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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