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Pensioni: Boeri, contratto di governo costerà 15 – 20 miliardi l’anno

ROMA – Per andare in pensione con quota 100 tra età e contributi o 41 anni di contributi a qualsiasi età così come previsto dal contratto di governo tra Lega e M5s si avrebbe un costo immediato di 15 miliardi all’anno per salire poi a regime a 20 miliardi. Il debito implicito sarebbe di 120 miliardi di euro. Lo ha detto il presidente Inps Tito Boeri a margine del Forum PA a cui partecipa l’Inps. Per il Presidente dell’Inps l’ipotesi contenuta nel contratto di Governo è insostenibile.

Sul contratto di governo – ha spiegato Boeri a proposito della quota 100 per l’accesso alla pensione – c’è una cifra diversa, 5 miliardi. Per arrivare a questa cifra ci sarebbe bisogno di inserire finestre che impongano un ritardo di 15 mesi nell’accesso al pensionamento». Di fatto quindi con questa quota superiore a 101 si potrebbero «ridurre i costi a 7 miliardi per il primo anno e a 13 miliardi a regime». Si potrebbe poi, ha spiegato Boeri, inserire una previsione secondo la quale potrebbero non essere considerati per il calcolo degli anni dei contributi quelli figurativi o i riscatti. «Bisognerebbe essere – ha avvertito parlando ad un convegno sui ‘dati amministrativi per le analisi socio-economiche e la valutazione delle politiche pubbliche – molto espliciti, avere l’onestà intellettuale di dire cosa vogliono fare e che cosa c’è e cosa non c’è esattamente in quota 100».

C’è poi il capitolo dedicato al taglio delle pensioni superiori a cinque mila euro nette mensili non giustificate dai contributi versati, punto programmatico dell’accordo tra Lega e Cinque Stelle. Boeri ha ricordato che l’Inps nel 2015 aveva formulato una proposta simile che tuttavia non è stata presa in considerazione dall’esecutivo Renzi. “Ci aspettiamo di conoscere come intendano intervenire sulle pensioni d’oro e i vitalizi dei parlamentari” ha detto Boeri. Altra grana da risolvere è il destino dell’Ape sociale che già attualmente consente ad alcune categorie di lavoratori di “pensionarsi” con 63 anni e 30 di contributi (36 per i lavoratori gravosi), cioè con una somma di anzianità contributiva e anagrafica inferiore alla quota 100 ipotizzata nel contratto di Governo. La misura scade il 31 dicembre 2018 e, pertanto, il nuovo esecutivo dovrà decidere se prorogarla oltre o abolirla assorbendola nella nuova quota 100.


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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