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Pensioni: la Cgil parte già all’attacco del governo giallo-verde

ROMA – Il segretario della CGIL, Roberto Ghiselli, lancia l’avvertimento al Governo Giallo Verde. «Non sono sufficienti dei ritocchi alla legge Fornero. È necessaria una vera riforma delle pensioni, che superi strutturalmente quell’impianto, tenga assieme risposte per tutte le generazioni e per tutte le condizioni lavorative e che sia sostenibile socialmente, partendo dalle proposte avanzate unitariamente dal sindacato con la sua piattaforma. Questa, oggi, è la vera sfida per la politica sulla previdenza».

La Cgil negli anni scorsi aveva sostenuto con favore l’ipotesi di una riforma che garantisse i 41 anni per la pensione anticipata a prescindere dall’età anagrafica e la quota 100, temi tornati alla ribalta in questi giorni, ma il contratto di Governo tra M5S e Lega pare aver dimenticato «i temi della flessibilità in uscita, con la possibilità di andare in pensione dopo i 62 anni, il superamento dell’attuale meccanismo che lega l’età di pensione all’aspettativa di vita, e la questione decisiva della pensione contributiva di garanzia per chi, come i più giovani ma non solo, ha una carriera lavorativa discontinua o con bassi contributi, come i part time».

Secondo la Cgil va inoltre garantito il riconoscimento del lavoro delle donne, del lavoro di cura, e dell’estensione della platea dei lavori riconosciuti gravosi per i quali l’ape sociale scadrà il prossimo 31 dicembre 2018 in attesa di conoscere le decisioni del nuovo governo. «Occorre poi – continua Ghiselli – affrontare i nodi del rafforzamento della previdenza integrativa negoziale e della rivalutazione delle pensioni in essere».

Il sindacato guidato da Susanna Camusso sottolinea pure il gran numero di domande di Ape Sociale e beneficio precoci respinte dall’Inps, i ritardi nei pagamenti anche per coloro che hanno ricevuto la comunicazione di accoglimento dell’istanza, la difficoltà del decollo dell’Ape volontario e la Rita, la rendita integrativa temporanea anticipata, arenati in una palude burocratica. Chiaro il messaggio della Cgil al nuovo Governo: «occorre abbandonare quel sistema di deroghe perchè non funziona: ha creato solo disparità di trattamento e frustrazione tra i lavoratori negando le legittime aspettative anche di coloro che credevano di possedere i requisiti».

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