Salvini in cravatta verde al Viminale. Arriva in punta di piedi, c’è già una macchina che funziona

ROMA – Prima dichiarazione del nuovo ministro dell’interno in cravatta verde, seduto dietro la scrivania dello storico ufficio al secondo piano del Viminale, che ospita i ministri dell’interno della Repubblica, che fu di personaggi illustri quali Giolitti, Scelba, Fanfani, Andreotti, e ultimamente anche di Cancellieri e Alfano, seguiti da Minniti, inquilino uscente. Ma non è il primo leghista: nel 1994, primo governo Berlusconi, dietro quella scrivania era seduto Roberto Maroni, per due volte all’interno, che è stato un ottimo ministro.
Salvini annuncia i suoi progetti di massima, nel completo rispetto di una struttura che, fra le poche statali, funziona. Martedì in Lussemburgo è in programma una riunione dei ministri dell’interno dell’Ue, «ma nello stesso giorno c’è anche la fiducia al Senato e non sarebbe bello che il vicepremier non ci fosse. Sicuramente le modifiche in discussione al regolamento di Dublino su asilo e immigrazione sono peggiorative e se ci sarò io o un altro al mio posto porterò la voce contraria dell’Italia ad una norma che invece di aiutarci continua a stressare l’Italia». Si prospetta quindi urgente la nomina di vice-ministri e sottosegretari, aggiungiamo noi.
Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Salvini. «Arrivo al Viminale in punta di piedi, non con la ramazza – ha chiarito – c’è una macchina che funziona, cercherò di renderla migliore». Tra i temi sulla scrivania, il ministro ha citato la sicurezza, i minori, le forze dell’ordine, l’organico dei vigili del fuoco e ha sottolineato come «ogni anno vanno in pensione 3500 poliziotti e ne vengono inseriti solo una minima parte. O si lavora per rinfoltire e ringiovanire gli organici o tra 15 anni ci sarà un problema», ha aggiunto. Parole che saranno musica soprattutto per i vigili del fuoco, normalmente dimenticati dai precedenti governi sia di destra che di sinistra. Quanto ai prefetti aveva già annunciato che ci sono ottimi e capaci funzionari, che vorrà incontrare personalmente, ma ha richiamato l’intenzione di Einaudi di abolirli. Il Federalismo deve puntare sui sindaci – dice il ministro – ma, aggiungo io con un’esperienza quarantennale, gli stessi sindaci hanno sempre avuto bisogno dell’appoggio dei prefetti, molto più che di quello delle regioni.
