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Pensioni d’oro e vitalizi: governo giallo-verde parte all’attacco, ma i tagli retroattivi sono giudicati incostituzionali

Il governo nemico dei pensionati d’oro

Proprio nei giorni in cui il premier Conte si accingeva trionfante (sperando di ottenere la fiducia) a snocciolare l’elenco dei propositi inseriti nel contratto del governo del cambiamento, ponendo particolare enfasi sui tagli (retroattivi) su vitalizi e pensioni d’oro, un giudice di Trento ha ritenuto fondato il rilievo d’incostituzionalità avanzato su analoghe disposizioni già vigenti nel Trentino, e ha rimesso gli atti alla Consulta, che sarà nuovamente chiamata a giudicare sul problema.

Il giudice del Tribunale di Trento ha accolto, con quattro distinte ordinanze di remissione alla Corte Costituzionale datate 23 maggio, una delle questioni di costituzionalità sollevate dai difensori degli ex consiglieri e delle vedove di consiglieri provinciali e ha rinviato la legge 4 del 2014 della provincia di Trento alla Corte Costituzionale nella parte in cui fissa un tetto di 9 mila euro al cumulo tra vitalizio da consigliere regionale e vitalizio da parlamentare.

Il dettaglio che qui interessa è che il giudice ha ritenuto non infondata la questione costituzionale nella parte in cui la legge fissa un tetto a vitalizi che venivano già percepitie, quindi, si tratta di un taglio con effetto retroattivo. Nella motivazione si sostiene che il tetto potrebbe violare due principi di rango costituzionale: il principio di affidamento e il principio di ragionevolezza.

Si tratta di una questione molto importante perché le recenti ordinanze e sentenze della Corte hanno puntato l’attenzione soltanto sul principio di cui all’art 81 della Costituzione, il pareggio di bilancio, e sulla pretesa equità sociale, tralasciando altri diritti ugualmente tutelati dalla carta fondamentale. E’ la nuova deriva della Consulta iniziata dopo le modifiche alla composizione avvenute nell’era di Re Giorgio.

Dei due principi citati dal giudice, il primo prevede che non si possono ledere diritti sui quali le persone avevano fatto affidamento in forza di norme giuridiche in vigore. Il secondo, invece, è costituito dal fatto che non è ragionevole tagliare definitivamente un vitalizio (o una pensione, aggiungiamo noi) assegnato in forza di una legge.

Questo secondo principio viene invocato non solo per il tetto di 9 mila euro al cumulo, ma anche per altre due questioni di costituzionalità sollevate dalle difese e riguardanti il taglio del 20% dei vitalizi previsto dalle due leggi di riforma e del taglio del 20% degli assegni di reversibilità per le vedove. Il giudice nelle motivazioni ha affrontato anche di queste due fattispecie e si è riservato una decisione su un eventuale rinvio alla Consulta anche per questi due aspetti. Ma nel frattempo ha già sostenuto che i tagli del 20% sono contrari al principio di ragionevolezza perché sono definitivi ed eccessivamente punitivi. Il giudice ha già fissato per il 2019 le udienze di precisazione delle conclusioni, ma ha anche specificato che si riserva di rimettere la legge alla Consulta anche per questi ulteriori aspetti.

Attendiamo le nuove pronunce della Consulta, ma anche segnali dalla Corte Europea dei diritti umani, che dovrebbe esprimersi a proposito di altri tagli – realizzati attraverso il cd. bonus Poletti – ritenuti illegittimi da gruppi numerosi dei cd pensionati d’oro, che in questo caso d’oro proprio non sono perché si parla di titolari di assegni superiori di sei volte al minimo Inps.


Ezzelino da Montepulico


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