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Lavoro: l’80% dei nuovi contratti è a termine. Governo: mantieni le promesse. Anche sulla sicurezza

ROMA – Le notizie sono due. La prima: nel trimestre gennaio-marzo 2018, ben l’80% dei nuovi contratti è stato attivato a termine. Ossia un altro trionfo del precariato. La seconda: il 28 giugno, il ministro Luigi Di Maio riferirà nell’Aula del Senato sul tema della sicurezza. E anche lì, purtroppo, verranno fuori cifre spaventose perchè gli incidenti si registrano quotidianamente e spesso sono gravissimi. Il governo M5S-Lega aveva manifestato grande voglia d’intervenire per riportare l’Italia almeno a livelli decenti. Il lavoro a termine (e peggio ancora i voucher) ha messo il Paese in ginocchio. E la Sinistra è precipitata alle elezioni soprattutto perchè non ha saputo svolgere quello che avrebbe dovuto essere il suo compito naturale: garantire i lavoratori. La cancellazione dell’articolo 18 e il jobs act hanno dato il colpo definitivo. E’ lodevole la decisione di Di Maio d’intervenire sui riders, i ragazzi delle pizze o delle consegne veloci. Inaccettabile che lavorino per due soldi, a rischio e pericolo. E’ necessario impedire non solo il loro sfruttamento, ma occorre un vero inquadramento: assicurativo e contributivo. E pazienza se le pizze costeranno qualche centesimo in più. In sostanza, bisogna ricostruire sulle macerie.

CONTRATTI – E che si tratti di macerie è certo: lo certificano i numeri. Nel primo trimestre del 2018, l’incidenza delle attivazioni a tempo determinato sulle attivazioni totali è stata pari all’80,1%, in aumento rispetto al 77,6% registrato nel primo trimestre del 2017. Lo sottolinea la nota trimestrale congiunta Ministero del Lavoro, Istat, Inail, Inps e Anpal. Si tratta dell”aumento per l’ottavo trimestre consecutivo (+350 mila unità). In particolare – continua la nota – questi segnali si rafforzano per le imprese industriali e dei servizi, che mostrano un forte incremento del tempo determinato (+492 mila su base annua). Contestualmente, per le posizioni lavorative a tempo indeterminato si osserva un nuovo consistente rallentamento della crescita nei dati delle CO (+11 mila posizioni) e una lieve aumento in quelli Inps (+30 mila posizioni).

FLESSIBILITA’ – E’ ovvio che va migliorata la formazione. Però utile. L’Italia pullula di corsi, che tanti soggetti organizzano, ma che alla fine non portano a risultati concreti per spalancare le porte di un impiego. La scuola è ancora molto indietro. Una volta c’era l’apprendistato, avviamento sicuro, soprattutto per il mondo dell’artigianato. La moderna terminologia e le tasse soverchianti sulle antiche botteghe, hanno spazzato via tutto. Oggi gli imprenditori parlano di flessibilità e basta. Ma siamo arrivati a un eccesso non più sopportabile. Il posto sicuro dava fastidio anche alla Sinistra degli anni Settanta: che riteneva borghese l’aspirazione verso le tre M (mestiere, moglie, macchina). Oggi i ragazzi vogliono certezze. Che il governo e gli imprenditori provino a darle. Senza troppe chiacchiere e convegni conditi con il … sugo di nulla.

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Sandro Bennucci

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