Governo: la disfida dei porti, la competenza è del Mit, ma Salvini la rivendica per motivi di sicurezza

ROMA – Matteo Salvini tira dritto e conferma la chiusura dei porti italiani alle navi delle Ong che definisce aiuto-scafisti. E anche se ripete che con i 5 stelle non intende litigare, si acuisce nei fatti lo scontro con il Movimento di Di Maio.
In realtà, sulla chiusura dei porti ha voce in capitolo anche il Ministero dei Trasporti, che è guidato dal pentastellato Danilo Toninelli. E proprio fonti del ministero hanno ricordato a Salvini che «le prerogative sono congiunte tra Mit e Ministero dell’Interno, visto che ai Trasporti fanno capo
Capitanerie e Guardia Costiera». Insomma, è la risposta netta, non spetta solo al Viminale decidere.
In effetti la possibilità di interdire l’accesso alle acque territoriali o ai porti italiani è stabilita
dall’articolo 83 del Codice della navigazione ed è una prerogativa che fa sempre capo al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. Quest’ultimo, a seconda dei casi, agisce di concerto con gli altri dicasteri coinvolti.
«Il Ministro dei trasporti e della navigazione – stabilisce infatti l”articolo – può limitare o vietare il transito e la sosta di navi mercantili nel mare territoriale, per motivi di ordine pubblico, di sicurezza della navigazione e, di concerto con il Ministro dell’ambiente, per motivi di protezione
dell”ambiente marino, determinando le zone alle quali il divieto si estende».
Nel primo caso le Infrastrutture agiscono di concerto con il Viminale, come è avvenuto proprio nei giorni scorsi con il caso della Open Arms: Salvini ha indicato tre problematiche di ordine pubblico –
le inchieste in cui è stata coinvolta la nave della Ong, le manifestazioni che ci sono state nei porti in occasione dei precedenti attracchi e le possibili proteste in caso di nuovo approdo, che avrebbero potuto comportare rischi per la sicurezza – e Toninelli ha emesso il provvedimento. Nel caso in cui si prospettino problematiche relative alla sicurezza della navigazione è invece direttamente il ministero delle Infrastrutture ad agire, su segnalazione della Guardia Costiera cui spetta la sorveglianza e il controllo. Se, infine, l’ingresso delle navi in acque italiane potrebbe rappresentare
un problema di carattere ambientale, il Mit emette il provvedimento su input del ministero dell’Ambiente. In tutti e tre i casi, dunque, è il ministero delle Infrastrutture il soggetto cui spetta vietare l’accesso alle acque e ai porti italiani. Dunque Salvini non può faren tutto da solo.
