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Pensioni, tagli: nel 2016 Inps bloccò l’iniziativa della Meloni, ma Boeri e Di Maio ripartono all’attacco

Ricordiamo agli smemorati Meloni, Di Maio e soprattutto Boeri, che insistono sui tagli alle pensioni, partendo da quelle cosiddette d’oro, ma in realtà mirando a tagli più estesi fino forse a 2 o 3.000 euro lordi, che già nel 2016 la Commissione Lavoro della Camera, esaminando la proposta dei tagli proposti da Giorgia Meloni (FdI) aveva ascoltato in proposito i vertici Inps e aveva concluso che «la Proposta Meloni del ricalcolo delle pensioni superiori ai 5mila euro lordi, così come concepita, non è attuabile». Dal confronto era emerso infatti che: «i dati per il ricalcolo – nel settore privato – mancano o sono parziali o sono inutilizzabili per vari motivi; che i dati per il ricalcolo – nel settore pubblico – sono del tutto assenti; che molte pensioni, se ricalcolate con il contributivo, aumenterebbero».

L’on. Meloni, presente all’audizione, aveva dovuto prendere atto, non senza qualche resistenza,  di quanto era emerso dal confronto, ma adesso confortata dal veemente assalto lanciato da Boeri e da Di Maio insiste.

Il 15 marzo 2016  si era svolta infatti la seconda audizione dei Vertici Inps presso la Commissione Lavoro della Camera dei Deputati con riferimento all’Atto Camera 1253 «Disposizioni in materia di pensioni superiori a 10 volte il trattamento minimo Inps», meglio conosciuto come Proposta Meloni. In cosa consistesse tale proposta è noto: ricalcolare le pensioni in essere, di importo superiore a 5.000 Euro lordi mensili, con il metodo contributivo ed applicare conseguentemente un’eventuale contributo di solidarietà. Ebbene, i Vertici Inps avevano confermato la veridicità delle ipotesi sopra considerate, dichiarando che la proposta Meloni non era attuabile.

Riportiamo per memoria la notizia Ansa del 15 maggio 2016 in proposito, soprattutto sottolineando le dichiarazioni dell’allora presidente della Commissione Lavoro della Camera, il deputato Pd Cesare Damiano: «oggi, nel corso dell’audizione dell’Inps sulle ‘pensioni d’oro’ in commissione lavoro della Camera, abbiamo avuto conferma di ciò che già sapevamo: che il ricalcolo contributivo delle pensioni per tutti i lavoratori non è possibile. Non si tratta di un difetto imputabile all’istituto, ma del fatto che le leggi sulla previdenza che si sono susseguite dai lontani anni ’60 prevedevano diverse modalità di calcolo. Prima del 1968 – spiega –  come è stato ricordato, le famose marche settimanali o mensili erano la regola e non necessariamente erano calcolate sulla retribuzione realmente percepita. Quei dati, inoltre non sono mai stati informatizzati, in quanto non era necessario all’epoca avere un supporto diverso da quello cartaceo. Il discorso per il pubblico impiego riguarda l’intera categoria per la specifica modalità di calcolo adottata che prevedeva, fino al 1992, l’esclusivo riferimento agli anni di servizio e all’ultima retribuzione per il calcolo della pensione. Di fronte a questi dati tecnici oggettivi che l’Inps aveva già fornito alcuni anni fa in audizione, ma che abbiamo voluto nuovamente verificare, tutti i gruppi politici della commissione hanno convenuto sulla necessità di trovare una strada diversa da quella del ricalcolo indicata dalla proposta di legge di Fratelli d’Italia in quanto non concretamente realizzabile».

Nel 2016 a capo dell’Inps c’era già il bocconiano Boeri, lì insediato da Matteo renzi, i parlamentari del M5S erano già seduti a frotte sui banchi del Parlamento, la Meloni era stata scornata da inoppugnabili cifre e situazioni giuridiche e amministrative non contestate e non contestabili. Come aveva riconosciuto lo stesso Damiano.

Adesso tutti o quasi (in primis Boeri che vuol tutelare la sua ricca cadrega), sull’onda del populismo imperante, fanno finta di non ricordare quanto fu accertato, appurato e digerito da loro stessi non un secolo or sono, ma solo due anni fa. Nel caso in cui vogliano comunque procedere a operazioni sicuramente illegittime, anche se popolari, ci sarà sempre un giudice a Berlino, anzi a Roma o a Strasburgo, che ristabilisca la legalità.


Ezzelino da Montepulico


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