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Riforme: Toscana chiede un regionalismo differenziato. Per acquisire più poteri e clientele

Palazzo Sacrati Strozzi, sede della Giunta regionale toscana
Palazzo Sacrati Strozzi, sede della Giunta regionale toscana

Le regioni, una delle principali cause della disastrata situazione delle finanze e del debito pubblico degli ultimi 30 anni, non contente dei maxipoteri accumulati in questi decenni grazie anche a riforme sbagliate (in particolare l’ultima del 2001), alzano la cresta e chiedono di acquisirne altri nuovi. Peccato che, coll’affossamento della riforma costituzionale Renzi – Boschi,  sia stata travolta anche la parte utile del rinnovamento tentato dal rottamatore, quella che limitava i poteri delle voraci Regioni. La Toscana chiede un regionalismo rafforzato e differenziato. È questa la richiesta che il presidente Enrico Rossi, accompagnato dall’assessore alla presidenza, Vittorio Bugli, ha rivolto alla neo ministra degli Affari regionali e delle Autonomie, la leghista Erika Stefani.

La Toscana ha chiesto di ottenere maggiore autonomia in dieci materie. Si tratta di salute, governo del territorio, ambiente, tutela del lavoro, istruzione e formazione, beni culturali, accoglienza dei richiedenti asilo (per sommergerci d’immigrati), autonomie locali, coordinamento della finanza pubblica e porti.

«Giudico però fondamentale – precisa Enrico Rossi – il mantenimento dell’unità nazionale. Per questo ho chiesto che sia istituito un tavolo vero di monitoraggio continuo, affinché lo Stato possa controllare il rispetto dei livelli di assistenza e dei servizi che devono essere erogati dalle Regioni a tutti i cittadini italiani. Lo Stato deve riservarsi il diritto di intervenire qualora le Regioni non siano capaci di attuare in maniera adeguata l’ulteriore autonomia di cui verranno dotate. É un tavolo di monitoraggio che potrà servire anche a fare il confronto tra le Regioni, perché tutti possano assumere al proprio interno le migliori esperienze attuate».

Adesso, dopo tanti tentativi di riforma andati a vuoto, la strada che si cerca di seguire è quella prevista dall’articolo 116 della Costituzione. Tutti i Governatori si stanno affrettando a chiedere più poteri. Hanno iniziato Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, ma il Governo Gentiloni ha portato avanti solo la richiesta dell’Emilia. Adesso, profittando del favore con il quale la ministra leghista sembra voler valutare le richieste delle autonomie, in linea con la filosofia che ha sempre ispirato il partito, le regioni rosse partono all’attacco, vogliono che siano aumentati i loro poteri, vogliono gestire a loro piacimento importanti settori dell’sconomia e della vita sociale, privilegiando naturalmente, come naturale, la loro parte politica. E temiamo che il Governo non saprà dire di no. Ma una domanda va fatta al nostro Presidente. Lui chiede più poteri pensando che anche in futuro la Toscana resti rossa. Recenti risultati elettorali fanno dubitare di questo assioma, che è stato assolutamente immutabile per 60 anni. Le falle della politica del governo toscano negli ultimi anni  fanno pensare che nel 2020 il trapasso da Rossi ad altri rossi non sarà tanto scontato. E allora potrebbe trattarsi di un clamoroso autogol.


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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