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Pensioni, riforma: Di Maio accelera, ma la Lega frena. Si comincia dagli assegni d’oro

Sulle pensioni il Governo   vorrebbe accelerare per arrivare in tempi brevi al superamento della legge Fornero accompagnato dalla nascita delle pensioni di cittadinanza e dal taglio dei cosiddetti assegni d’oro. Proprio quest’ultimo intervento dovrebbe essere il primo nelle intenzioni del vicepremier Di Maio – supportato dal bocconiano Presidente Inps Tito Boeri –  ma il collega leghista Salvini non sembra d’accordo. E’ noto che Di Maio ha progettato di intervenire con tagli decisi sugli importi superiori ai 4mila euro netti mensili attraverso un disegno di legge da presentare prima della pausa estiva, quindi in tempi molto rapidi.

Ma si ragiona ancora su come intervenire. Se con un ricalcolo delle pensioni più elevate per eliminare il cosiddetto squilibrio contributivo, cioé la differenza fra il versato e l’incassato, oppure riproponendo il contributo di solidarietà di lettiana e renziana memoria – approvato a suo tempo una tantum dalla Consulta – e caldeggiato dalla Lega.

L’operazione ricalcolo è resa difficile da numerosi ostacoli tecnici e di possibilità di reperimento di dati fondati, soprattutto per il passato, ma garantirebbe risparmi tra i 300 e i 600 milioni annui, secondo una stima di Tabula, la società di consulenza previdenziale di Stefano Patriarca. Proiettando a oggi i dati del Casellario Inps aggiornati al 2016, secondo tali stime l’intervento dovrebbe interessare poco più di 75mila pensioni sopra la soglia fatidica dei 4.000 euro, se si considerano i singoli trattamenti. O, in alternativa, circa 100mila soggetti se si prendono in considerazione i redditi da pensione, derivanti dal cumulo di più trattamenti. Un numero, quest’ultimo, che salirebbe oltre le 108mila unità se si considerassero anche i pensionati che percepiscono l’assegno dalle venti Casse privatizzate.

Molti poi hanno ricordato a Di Maio che circa il 70% delle pensioni attuali sono calcolate con il sistema retributivo o misto, e che quindi il suo progetto, portato all’estremo per incassare il più possibile, sacrificherebbe una vastissima platea di pensionati, provocando una rivoluzione. Senza considerare la giustissima obiezione, rinnovata da più parti e recentemente dall’ex senatore Pd Falomi in un confronto televisivo col giovin signore di Pomigliano d’Arco: non esiste una ragione plausibile che giustifichi un intervento di riequilibrio sociale e generazionale ai danni dei soli pensionati e non sia invece basato sulla fiscalità generale, chiamando tutti a contribuirvi equamente. Il taglio, secondo le intenzioni demaiane, potrebbe oscillare tra il 10 e il 12% dell’assegno attuale, a seconda del tipo di intervento.

Ma anche nella maggioranza non mancano le perplessità sulla misura allo studio del ministero del Lavoro. Alberto Brambilla, esperto della Lega, spinge per esempio per un contributo di solidarietà triennale sugli assegni da 2mila euro lordi a salire, un prelievo tra i 5 e i 7 euro al mese che produrrebbe 1,5 miliardi di minore spesa. Brambilla aveva pubblicato a febbraio, a ridosso delle elezioni, un articolo nel quale aveva tuonato contro le promesse elettorali di alcuni candidati su questo tema, ritenendole irrealizzabili e osservando che: «Una buona parte di questi pensionati d’oro, se gli venisse ricalcolata la pensione con il metodo contributivo, ci guadagnerebbe – altro che tagli – perché il retributivo già prevedeva decurtazioni nei coefficienti anche del 50%». Questo a proposito dei vari annunci che promettevano di imporre un tetto ora a 3mila, ora a 5mila euro il mese, adesso calato a 4.000. Se ne ricordi il chiacchierone di Pomigliano, se interverrà in modo sconclusionato dovrà affrontare una lunga battaglia politica e legale, con centinaia di migliaia di cause di fronte alle giurisdizioni ordinarie e contabili, e con spese prevedibilmente elevate per l’erario. Ne vale la pena per un risparmio calcolato in poche centinaia di milioni? Noi crediamo di no, ma supponiamo che il vicepremier miracolato da Mattarella voglia far vedere agli elettori di corrispondere alle promesse elettorali, salvo poi gettare la colpa degli insuccessi su altre forze politiche, sulla magistratura, sui dannati pensionati che non vogliono fare sacrifici a beneficio di chi vuol campare senza far nulla a spese della collettività e di chi ha lvorato per una vita pagando tasse e contributi salati. Altro che equità!


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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