La storia del poliziotto eroe di Borgo Panigale. Questi gli esempi da imitare

Oggi riprendo il ruolo di prefetto e voglio tessere le lodi delle forze dell’ordine e della sicurezza, di questi eroi spesso sconosciuti che ci difendono anche a costo della loro incolumità. Proprio quelli che i rappresentanti della sinistra estrema vogliono colpire in ogni modo, quelli oggetto di assalti di centri sociali e no tav, di leggi penalizzanti da parte della sinistra, di progetti di riduzione delle pensioni da parte del giovin signore di Pomigliano, Giggino Di Maio.
«Io sono Riccardo, sono un poliziotto e ieri ho fatto solo il mio lavoro. Mi lusinga l’appellativo di
eroe ma sono sicuro che qualunque altro poliziotto o carabiniere che si fosse trovato in quella situazione avrebbe fatto quel che ho fatto io: cercare di garantire la sicurezza dei cittadini».
Nel letto dell’ospedale di Cesena, Riccardo Muci ha appena ricevuto la visita del premier Giuseppe Conte, al quale ha raccontato l’inferno vissuto ieri sotto il cavalcavia della A14 a Bologna, quando la cisterna che trasportava Gpl è esplosa.
Era in servizio su una volante a Borgo Panigale quando è accaduto il disastro, e racconta: «Appena sceso dall’auto ho subito capito quello che stava per succedere, c’era un odore inconfondibile nell’aria. Non potevo lasciare che le auto continuassero a circolare e così ho fatto mettere la volante di traverso, per bloccare l’accesso alla strada in entrambe le direzioni. Poi a piedi mi sono spostato verso il ponte (quello poi crollato ndr), c’erano persone che scattavano foto e facevano video e ho cominciato ad urlare dicendo di allontanarsi. Ero a 20 metri dal ponte quando c’è stata quell’enorme esplosione».
Riccardo Muci ricorda solo una gigantesca onda d’urto che lo ha fatto volare di alcuni metri e un calore folle che gli ha sciolto la maglietta ignifuga. «Con l’adrenalina in corpo – racconta ricostruendo gli istanti successivi – sono riuscito ad alzarmi e con la schiena bruciata ho continuato a far allontanare la gente. Il mio collega mi ha gettato dell’acqua sulla schiena e insieme a lui e ai carabinieri di Borgo Panigale siamo riusciti a portare i feriti nella caserma dell’Arma. Quando è finita l’adrenalina il dolore si è fatto sentire e sono crollato». Si è risvegliato in ospedale, dove oggi il premier gli ha stretto la mano.
Sono questi gli episodi che amiamo raccontare, sono questi gli italiani da portare ad esempio agli altri giovani, sarebbero questi i rappresentanti dello Stato da ricompensare non solo con visite in ospedale o con parole di lode che soddisfano lo spirito. Credo che tutti gli italiani, pensionati e non, farebbero volentieri un piccolo sacrificio economico se questo valesse a conferire un migliore trattamento economico a chi difende la nostra sicurezza e la nostra libertà.
Al contrario nessuno di noi vuole essere costretto a fare sacrifici ingiusti e immorali per beneficiare chi ha votato in massa il M5S di Di Maio e pretende di continuare a non far nulla mantenuto con i soldi dello Stato, senza aver lavorato o mai versato contributi. Con quei soldi che lo stesso Stato, secondo le intenzioni di Di Maio, infrangendo regole sacrosante, si appresta a scippare ai pensionati che invece hanno lavorato e pagato le tasse per anni.
Se lo ricordi il giovin signore di Pomigliano che, non avendo mai lavorato, forse non conosce queste situazioni e questi valori e cerca di colpirli per raccattare un pugno di voti. Non vincerà facilmente la sua battaglia, l’ingiustizia che intende realizzare sarà combattuta davanti a tribunali civili, contabili e internazionali. Ci sarà pure un giudice a Roma o a Strasburgo, anche se sembra che recentemente le Consulta e la Cedu siano affette da uno strano strabismo a favore delle tesi governative. E il diritto va a farsi benedire sopraffatto dalla ragion di Stato.
