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Crollo di Genova: nuove accuse a Autostrade, sapeva e non è intervenuta. Difficile la revoca della concessione

GENOVA – In attesa delle decisioni e delle sentenze dell’Autorità giudiziaria, attese fra decenni, visto che si deve arrivare alla sentenza definitiva, dalle indagini giornalistiche emergono particolari inquietanti che gettano un’ombra sull’operato di Autostrade. La Stampa insiste, sulla base della documentazione verificata e acquisita, nel sostenere che la società fosse a conoscenza delle gravi magagne del Ponte, ma non abbia disposto interventi necessari urgenti. Il quotidiano piemontese: «I cavi si stavano ossidando e i piloni cedevano da anni. Autostrade era stata messa in allerta nel 2001 da un dossier universitario, mentre una consulenza del novembre 2017 avrebbe ulteriormente alimentato le preoccupazioni. Ma la società preferì rischiare e rassicurò nero su bianco la cittadinanza: nel 2014 e soprattutto nel 2017, con due documenti di cui si può oggi dare conto».  E cita in particolare una relazione di esperti universitari richiesta da Autostrade: «Il Politecnico di Milano, ingaggiato come consulente da Autostrade per l’Italia, a metà novembre 2017 segnalò un’allarmante disparità di tenuta fra i tiranti che martedì hanno con ogni probabilità ceduto. È  probabile – precisavano gli ingegneri e docenti Carmelo Gentile e Antonello Ruccolo, in una relazione riservata consegnata alla società – che le differenze siano riconducibili a una diversa pre-sollecitazione generata, ad esempio, da fenomeni di corrosione nei cavi secondari». Anche sulla base di queste indicazioni la Società ha pensato d’intervenire con un bando d’appalto che avrebbe dovuto entrare in esecuzione a settembre 2018, troppo tardi e oggi si contano le vittime.

Su questo indagheranno la magistratura di Genova e quella di Parigi. La Procura di Genova ha già disposto il via al sequestro del ponte ancora in piedi ma anche via alle acquisizioni di documenti.  La squadra mobile è andata presso la sede centrale della società autostrade con un decreto di sequestro per acquisire tutti i documenti collegati al contratto di servizio e alle opere di manutenzione del viadotto.

CONCESSIONE – Ma intanto impazzano le dichiarazioni, più o meno fondate, sulla possibilità di revoca governativa della concessione alla società Autostrade. Si tratta di questione complessa perché dal punto di vista legale le cose appaiono complicate. Che avrebbe richiesto maggiore prudenza in anticipazioni e dichiarazioni, che poi hanno avuto influenza sui mercati.

La concessione alla Società Autostrade per l’Italia è regolata dal decreto legge 3 ottobre 2006 n. 262, convertito dalla legge 24/11/2006 n. 296, all’epoca del governo Prodi. Questo provvedimento prevede la possibilità di revocare la concessione in caso di inadempienze (art. 7, comma d) che possono riguardare, ad esempio, mancati controlli; però sembra di capire dal testo che questo riguardi non sciagure già avvenute, ma informazioni carenti o non veritiere su opere in corso, tant’è vero che la norma prevede una successione di moniti e di sanzioni (fino a 150 milioni di euro) nel caso che perduri il mancato adempimento, e solo «in caso di reiterazione» il testo stabilisce l’avvio della procedura di revoca della concessione. D’altra parte, lo stesso comma dice che tutto questo è vero «salvo che il caso costituisca reato»; ma allora bisognerebbe aspettare le sentenze della magistratura sulle vittime e sulle responsabilità, non sembra che possa scattare l’iniziativa autonoma del governo.

Il successivo art. 8 è intitolato all’«Accertamento di gravi inadempienze del Concessionario». L’art. 9 disciplina la «Decadenza dalla concessione»: (comma 2) «Constatato il perdurare dell’inadempimento» … (comma 3) «Il Concedente subentra in tutti i rapporti attivi e passivi di cui è titolare il Concessionario». E  quindi: «Il trasferimento è subordinato al pagamento… di un importo corrispondente al valore attuale netto dei ricavi della gestione, prevedibile dalla data del provvedimento di decadenza sino alla scadenza della concessione, al netto dei relativi costi, oneri, investimenti ed imposte prevedibili nel medesimo periodo»; peraltro, (comma 3) «L’importo sopra determinato viene decurtato, a titolo di penale, di una somma pari al 10% dello stesso, salvo il maggior danno subito dal Concedente». Il soggetto concedente nel 2006 era l’Anas, ma dall’ottobre 2012 la competenza è stata assunta direttamente dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. C’è materia per gli avvocati. I diritti di Autostrade per l’Italia in caso di revoca della concessione sembrerebbero blindati. Unica eccezione il comma di cui sopra: «salvo che il caso costituisca reato», che rinvia comunque al giudizio penale. E allora attenderemo decenni, come in ogni caso di stragi o incidenti rilevanti in Italia. Gli esempi purtroppo si sprecano.

SALVINI FRENA – Infatti il ministro dell’interno, probabilmente sulla base delle dritte dei suoi collaboratori prefetti, frena sull’ipotesi revoca, portata avanti dagli inesperti (strano per un professore di diritto come il premier) e mal consigliati Conte e Di Maio.  Salvini infatti ha dichiarato:  «Stiamo lavorando con gli avvocati e di sicuro va rivisto tutto il sistema delle concessioni, c’è chi ha fatto soldi a palate e mentre registra a bilancio miliardi di utile rivede al ribasso le cifre per la sicurezza. Ma non è questo il momento di parlare di rescissioni di convezioni o di contratti, faremo il punto nel governo la settimana prossima, prima vediamo cosa succede».

 

 

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