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Bekaert: Rossi ha pronta la soluzione, la fabbrica deve acquistarla lo Stato

FIGLINE VALDARNO – Il count down affisso al cancello della fabbrica che scandisce i giorni che mancano al termine della procedura di licenziamento per i lavoratori della Bekaert di Figline Valdarno è fermo sul numero 28. Fermo fino a lunedì prossimo, 3 settembre, quando terminerà la proroga concordata tra azienda e sindacati nell’incontro di luglio e inizierà una nuova trattativa, questa volta amministrativa, che si svolgerà presso l’Arti, l’agenzia regionale per l’impiego. Davanti allo stabilimento diverse decine di lavoratori attendono il presidente della Toscana Enrico Rossi, che li ha raggiunti per fare il punto della situazione con loro e con il sindaco di Figline Incisa Valdarno, Giulia Mugnai. Come noto il precedente appuntamento era andato deserto perché Rossi aveva preferito andare da Don Biancalani.

«La responsabilità di reimpiegare 318 lavoratori grava prima di tutto sull’azienda – ha detto Rossi – È l’azienda che deve sentire su di sé la responsabilità di presentare lei stessa un progetto di reindustrializzazione. Deve rimediare allo scandalo e allo schifo di mandare a casa con una lettera 318 lavoratori mentre sono ancora a lavoro. Come prima cosa sosteniamo la richiesta dei sindacati per l’apertura di una cassa integrazione straordinaria, in via subordinata, poiché il tempo stringe e in 28 giorni è impossibile valutare qualsiasi progetto per il futuro del territorio e dei lavoratori, una cospicua proroga dei tempi della procedura di licenziamento, che permetta un confronto serio sulle prospettive. Il Governo ha promesso una legge speciale – ha proseguito Rossi – la faccia e, in ogni caso, rilevi questo stabilimento. Continui a fare la sua parte politica, dopo che il vice premier Di Maio si è direttamente impegnato con la sua presenza qui. La Regione Toscana darà tutto il supporto possibile, ma occorre che ciascuno si assuma la propria parte di responsabilità. Questo territorio non può perdere una così importante presenza industriale e manifatturiera, questo grande spazio deve trovare una riconversione industriale. Chiedo al ministro di convocare un incontro a Roma e che a questo incontro l’azienda ci presenti il suo progetto di reindustrializzazione».

«Non è possibile – ha concluso il presidente- che ci sia oggi per le imprese questa grande libertà di mandare una lettera e chiudere la partita. Che equilibrio c’è tra capitale e lavoro se i lavoratori per potersi licenziare devono dare mesi di preavviso ed invece per le aziende basta mandare una lettera a casa? È necessario che il parlamento ci rimetta le mani. È stata fatta una legge per la dignità, ma questo pezzo di dignità manca».


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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