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Pensioni d’oro e M5S: la stroncatura per Di Maio di un ex sottosegretario e magistrato

Esaminando le varie proposte d’intervento sulle pensioni d’oro, l’ex sottosegretario Nicola Ferri, Magistrato, chiarisce i termini giuridici della questione, affermando che l’eventuale sacrificio finanziario auspicato da Di Maio per i soli pensionati d’oro, a favore di nullafacenti in difficoltà, taglio o contributo di solidarietà che chiamar si voglia, non dovrà gravare solo sui pensionati, ma dovrà essere una misura cui tutti i cittadini saranno chiamati a concorrere proporzionalmente, essendo necessario coniugare il principio di solidarietà con il principio di uguaglianza davanti alla legge. Ferri lo afferma in un articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano, notoriamente vicino a M5S.

Cominciamo con ordine, fin dall’inizio, citando i precedenti interventi in materia dei governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni. Ricorda Ferri che la Corte costituzionale, con la sentenza del 3 giugno 2013 n. 116, ebbe a pronunciarsi sui contributi di solidarietà di cui erano gravate, per tre anni, tutte le pensioni al di sopra dei 90.000 euro. La Corte ribadì la natura tributaria della norma impugnata che dava origine a un prelievo analogo a quello effettuato sul trattamento economico complessivo dei dipendenti pubblici. Su tale premessa dichiarò costituzionalmente illegittimo l’ art. 18 per violazione degli articoli 3 (principio di uguaglianza) e 53 (principio di universalità dell’ intervento impositivo) della Costituzione. La costante giurisprudenza della Corte ha stabilito che il trattamento pensionistico ha natura di retribuzione differita, sicchè il maggior prelievo tributario rispetto ad altre categorie risultava con più evidenza discriminatorio, “venendo esso a gravare su redditi ormai consolidati nel loro ammontare, collegati a prestazioni lavorative già rese da cittadini che hanno esaurito la loro vita lavorativa” .
​La natura giuridica di retribuzione differita di ogni trattamento pensionistico mette anche le pensioni d’ oro al riparo da interventi strutturali di decurtazione, derivanti dall’applicazione del sistema contributivo (che avrebbe effetti ben più devastanti dei contributi di perequazione dichiarati costituzionalmente illegittimi) o di altri marchingegni che costituirebbero la violazione di diritti soggettivi perfetti, inscindibilmente collegati a prestazioni lavorative già svolte. La riforma pensionistica targata M5S inoltre difficilmente si sottrarrebbe alla ulteriore censura di incostituzionalità per violazione del principio di irretroattività delle leggi la cui legittimità, secondo la Corte costituzionale, è condizionata dal rispetto di fondamentali principi costituzionali tra cui quello del legittimo affidamento, che è “la fiducia del cittadino nella sicurezza giuridica, essenziale elemento dello Stato di diritto che non può essere leso da disposizioni retroattive che trasmodino in un regolamento irrazionale di situazioni sostanziali fondate su leggi anteriori” (sentenza n. 445/2002).
Resta aperta la strada del contributo (triennale) con la finalità di sostegno alle famiglie più povere, volto a eliminare le sperequazioni e le ingiustizie di cui parla Di Maio. Ma dovrà essere una misura di natura sostanzialmente fiscale, cui tutti i cittadini, non solo i pensionati, saranno chiamati proporzionalmente a concorrere,essendo necessario coniugare il principio di solidarietà con il principio di uguaglianza davanti alla legge.
Ignorantia legis non excusat, dicevano i latini a proposito dell’impossibilità di giustificare qualcuno che avesse commesso un’infrazione per ignoranza della legge. Ma in questo caso risulta gravissima l’ignoranza, o peggio la malafede, di chi occupa posti di alta responsabilità a livello di governo e di amministrazione. Di Maio e Boeri non hanno giustificazioni, le leggi dovrebbero conoscerle, se no gliele faranno conoscere gli altri. Nella prossima primavera scade il mandato di Boeri, per il quale non si prefigura certo una conferma, ma a quella data chissà se anche il giovin signore di Pomigliano d’Arco sarà ancora in sella. Ci permettiamo di dubitarne.


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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