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Col deficit all’1,9% la manovra impostata dal ministro Tria potrebbe decollare, salvo colpi di testa dei vicepremier

Mentre si discute fra maggioranza e opposizione, Europa e Italia, mentre Aquarius on le sue incursioni incontrollabili continua a sconvolgere i piani dei vari Paesi europei, costringendoli a operazioni lampo per ospitare i profughi raccolti come unico taxi rimasto nel Mediterraneo, nei palazzi italici della politica, o meglio delle amministrazioni, si continua a lavorare alacremente per trovare la quadra sui numeri per l’aggiornamento alla nota del DEF, prevista per domani (giovedì 27), e poi per la legge di Bilancio, da presentare entro il 15 ottobre.

Le pretese dei politici, e in particolare di Di  Maio col gravosissimo reddito di cittadinanza, rischiano di portare la spesa fuori controllo, e nella migliore delle ipotesi si pensa che il rapporto deficit/PIL potrebbe attestarsi all’1,9%, con qualche decimo di punto in più rispetto alle stime precedenti, ma comunque all’interno dei parametri europei.

DEFICIT ALL’1,9% – Il deficit all’1,9%, utilizzando dunque un margine dello 0,3% rispetto alle stime di primavera attestate sull’1,6%, significa recuperare 17 miliardi di euro, quanto basta per finanziare il congelamento delle clausole di salvaguardia ed evitare il temuto aumento dell’IVA. Così le altre risorse a disposizione, a partire dalle entrate che deriveranno dalla pace fiscale, andranno interamente a finanziare le riforme (pensioni, reddito di cittadinanza, flat tax). Il rapporto deficit/PIL all’1,9% posiziona l’Italia ben al di sotto della media europea, che vede un deficit allo 0,6%, ma in netto miglioramento rispetto al 2,3% del 2017.

DEBITO PUBBLICO – In queste ore – lo abbiamo sottolineato più volte –  ha fatto molto discutere la scelta di Macron in Francia, pronto a varare una manovra che taglia le tasse alzando il deficit. Ma abbiamo anche rilevato che i francesi hanno un debito pubblico che permette loro misure di questo tipo, non avendo le pesanti eredità di precedenti gestioni, come da noi le ultime Renzi e Gentiloni. Il punto più dolente per i conti pubblici italiani è proprio il debito, che veleggia intorno al 130%, dopo la Grecia il più alto d’Europa.

GOVERNO – Una parola di buon senso viene dal ministro dell’economia, Giovanni Tria, il quale ha assicurato che «sarà una manovra di crescita, non di austerity, ma che non crea dubbi sulla sostenibilità del nostro debito, bisogna continuare nel percorso di riduzione del rapporto debito PIL. Dobbiamo dare un segno ai mercati finanziari, a coloro che ci prestano i soldi. Stiamo attenti – ha ammonito – perché a volte se uno chiede troppo poi deve pagare interessi maggiori e quello che si guadagna si perde in interessi. Nella prossima manovra ci saranno interventi per affrontare il problema sociale, come il reddito di cittadinanza per permettere più facilmente le trasformazioni del tessuto produttivo che creano problemi transitori nel tessuto sociale, il disegno del governo al di là delle etichette va in quella direzione».

Speriamo che vengano seguite le sagge indicazioni del ministro che gode, come noto, della piena fiducia del Presidente Mattarella ed è l’unico interlocutore credibile in Europa e nel mondo finanziario. In questi ambienti infatti si nutre molto poca fiducia, anzi direi che si dimostra diffidenza palese, nei confronti dei due loquaci vicepremier, Salvini e Di Maio, capaci soprattutto di affermazioni apodittiche e di prove di forza che, a livello internazionale, spesso sono controproducenti. Quanto al premier Giuseppe Conte, risulterebbe non pervenuto.


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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