Incendio Monti Pisani: divieto di caccia in 1000 ettari fascia di rispetto. Oltre ai 1400 distrutti dal fuoco
FIRENZE – Oltre al divieto di caccia nei quasi 1400 ettari di terreni incendiati sul Monte Serra (Pisa), come già stabilisce la legge della Regione Toscana in casi simili, ora la giunta regionale ha deliberato il totale divieto di caccia anche in un”area di altri 1.000 ettari adiacente a quella distrutta dalle fiamme partite il 25 settembre. E’ la prima volta che si vieta l’attività venatoria anche nei terreni intorno a quelli andati a fuoco, una specie di fascia di rispetto che possa dare modo agli animali superstiti di trovare nuovi ripari e un nuovo habitat dove vivere. Unica deroga è la caccia agli ungulati che resta vietata nei terreni bruciati ma può continuare, secondo il calendario venatorio, nella nuova fascia di rispetto.
«Ci sembrava doveroso salvaguardare la fauna e ci siamo assunti questa responsabilità», commenta il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi. Il provvedimento è stato illustrato a Pisa, nella sede della Provincia e della protezione civile, in via Nenni, dall’assessore regionale all’agricoltura e alle foreste, Marco Remaschi. Con lui c’era anche la presidente della Provincia di Pisa Giulia Deidda, sindaci e assessori dei Comuni colpiti. Presenti con Remaschi anche i rappresentanti delle associazione venatorie e qualche cittadino.
«La legge regionale – ricorda Remaschi – già prevede il divieto di caccia, per cinque anni, nelle aree percorse dal fuoco. L’incendio in questo caso è stato così grosso che ci
siamo posti il problema dell”esigenza di un’ulteriore salvaguardia per l’area contigua». Due numeri aiutano a capire la portata dell’evento: l’anno scorso in tutta la Toscana sono
bruciati 2.200 ettari di bosco; il rogo di questi giorni da solo ha interessato un’area, rilevata con i sistemi satellitari, di 1.388 ettari. Si tratta di un impatto straordinariamente importante – annota ancora l’assessore -. Per ritrovare incendi di tali dimensioni occorre andare molto indietro nel tempo. Per questo ci è sembrato necessario adottare un provvedimento straordinario: con una sola eccezione appunto, quella della caccia agli ungulati, che muovendosi su terreni già mossi dal caldo delle fiamme rischiano di provocare ulteriori situazioni di pericolo, oltre ai danni nei campi coltivati».
La delibera è già in vigore e nell’area dove è vietato cacciare saranno probabilmente affissi cartelli, in modo che l’informazione sia chiara. «Naturalmente – sottolinea Remaschi – le priorità sono altre. La prima riguarda gli interventi sul rischio idrogeologico che saranno individuati dai tecnici già pronti ai primi sopralluoghi. La Regione pronta ad anticipare le risorse necessarie, sperando di riaverle dal Governo sperando che venga accolta la richiesta di stato di emergenza e calamità nazionale. Per bonificare un ettaro mediamente si spendono cinquemila euro. Ci sono poi le messe in sicurezza da fare, rimuovendo alberi, detriti e massi che con l’arrivo delle piogge, se violente, rischiano di scivolare a valle. Si dovrà poi pensare alla riforestazione, ma anche ai rimborsi per chi ha subito danni e per le aziende colpite, da far ripartire assieme a tutta l’economia che vi gira attorno».
