Pensioni: metodo retributivo, contributivo e misto. Facciamo un po’ di chiarezza dopo la confusione del governo

Di questi tempi si fa un gran parlare di metodi contributivi, retributivi, misti, pensioni d’oro, tagli alle pensioni, e molti, anche fra i massimi rappresentanti del Governo, sproloquiano senza avere una cognizione esatta di cosa stiano parlando. Salvo poi fare a più riprese riunioni oceaniche, dalle quali non cavano un ragno dal buco, tanto che le parti politiche che formano la maggioranza restano ancora distanti fra loro.
In attesa di una decisione, è meglio ricordare nuovamente ai nostri affezionati lettori come il metodo di calcolo della pensione abbia subito delle modifiche nel corso degli anni; bisogna innanzitutto effettuare una distinzione tra chi ha cominciato a lavorare prima del 1996 e coloro che invece lo hanno fatto successivamente.
-Prima del 1° gennaio 1996 la pensione veniva calcolata con il sistema retributivo: l’assegno previdenziale si calcolava effettuando una media delle migliori retribuzioni percepite durante la carriera lavorativa, a tutto beneficio soprattutto di coloro che hanno beneficiato di un aumento di stipendio negli ultimi anni. Questo sistema si applica nei confronti di coloro che hanno almeno 18 anni di contributi versati prima del 1° gennaio 1996;
-dal 1996 è invece entrato in vigore il sistema contributivo, che prevede il calcolo della pensione prendendo in considerazione i soli contributi maturati nel corso della carriera lavorativa. Al montante contributivo su applica un coefficiente di trasformazione stabilito ogni due anni dall’INPS;
-a chi ha iniziato a lavorare prima del 1996, ma per meno di 18 anni, si applica il sistema retributivo per i contributi versati prima di quella data e il contributivo per quelli successivi (sistema misto).
Il montante individuale contributivo si calcola prendendo in considerazione i contributi accreditati nello stesso anno moltiplicando la base imponibile annua (la retribuzione annua) per l’aliquota di computo del 33% (se lavoratore dipendente) o del 20% (se autonomo) e sommando i contributi versati per ciascun anno di lavoro.
Per avere un’idea più precisa di quella che sarà la propria pensione è possibile consultare il servizio La mia pensione futura disponibile sul sito INPS che consente di stimare l’importo dell’assegno previdenziale e di ottenere il proprio estratto conto contributivo. Questo non vale, ovviamente, per chi è già pensionato.
Un piccolo aiuto per orizzontarsi sui mutevoli progetti del governo gialloverde, che non trova pace. Soprattutto l’ala grillina ha intenzione di spolpare i pensionati con redditi presunti alti (secondo le ultime voci da 3.500 euro in su) e, nonostante le smentite di Di Maio e soci, si interverrebbe senza tener conto dei contributi effettivamente versati, il cui calcolo è impossibile per i dipendenti pubblici fino al 1996, come riconosciuto dall’Inps. Si tratta quindi di applicare a tutte le categorie pubbliche un sistema di calcolo attuariale completamente sganciato dalla realtà e dalle regole giuridiche ed economiche. Il Paese di Pulcinella non si smentisce mai, anzi sembra che voglia peggiorare sempre più la situazione.
