Pensioni d’oro: Corte dei Conti annulla il megataglio disposto dall’Inps

Una sentenza della sezione centrale d’appello della Corte dei Conti, a Roma, pronunciata di recente, farà felici tutti i pensionati d’oro e getterà nella disperazione i vari Giggino Di Maio, Mario Giordano, Giorgia Meloni, politici e giornalisti che ogni giorno nei talk show e sui media sbraitano contro i pensionati d’oro, alimentando così una campagna di odio sociale. La Corte è stata adita dal secondo pensionato più ricco d’Italia, un dirigente di Perugia, ex avvocato del Comune, che percepiva una pensione netta di 25.000 euro mensili. Era un semplice dipendente pubblico, capo dell’ufficio legale al comune di Perugia. Quindi creò scalpore la rivelazione della sua pensione astronomica, giustificata dal fatto che, oltre al suo stipendio fisso, l’avvocato percepiva anche parcelle sulle cause vinte, con relativi contributi.
Nel 2016 l’Inps tentò di rimediare, stabilendo col comune di Perugia che gli onorari extra non potevano essere calcolati ai fini pensionistici, perché non erano fissi e continuativi, e decurtò da 25mila a 5.300 euro netti mensili la pensione. Davanti alla Corte dei Conti di Perugia, alla quale aveva fatto ricorso, il dirigente è stato sconfitto: andava bene la pensione ricalcolata dall’Inps.
Ma l’altro ieri la sentenza d’appello (e definitiva), ha ribaltato tutto: sono scaduti i tempi per la revisione del montante contributivo della pensione, che doveva essere effettuata entro tre anni. Quando avremo il testo della sentenza e della motivazione potremo comprendere meglio il ragionamento seguito dai giudici contabili. Per ora accontentiamoci delle indicazioni che riporta, unico fra tutti i giornali, Libero. Gli altri sembrano tutti schierati contro quelli che Di Maio offende continuamente, chiamandoli parassiti, anche se percepiscono assegni giustificati da 40 e più anni di contributi versati.
Quindi a questo punto stop alle velleità grilline, ormai sembrano tramontate, di ricalcolare la pensione sulla base del metodo contributivo. Resta ancora in piedi la possibile ipotesi del contributo di solidarietà, che la Consulta ha dichiarato legittimo purché applicato quella sola volta, in quanto trattavasi di pericolo di bancarotta del Paese. Ma sembra inverosimile che quella situazione, giudicata allora eccezionale, possa perpetuarsi all’infinito e giustificare periodicamente, stavolta a distanza di tre anni, un intervento restrittivo. E allora grillini, leghisti, sinistri, Giordano, Meloni varie, si mettano l’animo in pace: sarà molto difficile che un intervento di questo tipo vada in porto.
