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Pensioni d’oro: nuove indiscrezioni, il contributo di solidarietà sarà più alto e durerà 5 anni

ROMA – Interessanti indiscrezioni trapelano da articoli di stampa dei giornali più informati, ma vanno prese cum grano salis. Il Messaggero in edicola oggi, articolo di Luca Cifoni, sempre ben informato in verità, svela quanto il Governo sta tramando sul taglio alle pensioni cosiddette d’oro, sulla base della bozza che il giornalista ha potuto visionare.

Sulle pensioni alte, come già anticipato, non ci sarà nessun ricalcolo degli assegni in base ai contributi versati, e nemmeno il complesso meccanismo basato sulla cosiddetta «equità attuariale» e che in pratica finiva per essere un taglio solo in base all’età del pensionamento. Nell’ultima bozza messa a punto dai tecnici del Movimento Cinque Stelle e della Lega, lo strumento scelto è quello tradizionale del «contributo di solidarietà». Nel documento che il Messaggero ha potuto visionare, ci sono ancora due ipotesi di lavoro. La prima è più draconiana e prevede che il taglio si applichi all’intero importo della pensione applicando delle aliquote differenziate in base a alcuni scaglioni.

SCAGLIONI – Per le pensioni superiori a 90 mila euro, ma inferiori a 130 mila euro, in questa prima ipotesi, il taglio sarebbe dell’8% dell’intero assegno. Che salirebbe al 12% per le pensioni fino a 200 mila euro, al 14% per quelle fino a 350 mila euro lordi annui, per poi passare al 16% per quelle fino a 500 mila euro lordi annui, per arrivare al 20% se la pensione supera la soglia dei 500 mila euro lordi annui.

SECONDAIPOTESI – La seconda ipotesi, pure contenuta nella bozza di provvedimento, invece, prevede che il contributo di solidarietà si applichi soltanto sulla parte di pensione che eccede i 90 mila euro. In questo caso le percentuali che verrebbero applicate sono leggermente più alte. Da 90 a 130 mila euro si pagherebbe il 10%, da 130 mila a 200 mila euro il 14%, fino a 350 mila euro il 16%, fino a 500 mila euro il 18% e, infine, oltre i 500 mila euro si continuerebbe invece a versare il 20%.

Per rispettare il dettato della Corte Costituzionale che ha stabilito che il contributo di solidarietà, per essere conforme alla Carta, debba essere temporaneo, viene previsto che il taglio resti in vigore per 5 anni (comunque più dei tre anni del precedente intervento, alla faccia della temporaneità!). Tagli che, comunque, non si applicherebbero a chi ha una pensione interamente calcolata con il metodo contributivo.

Sussistono forti dubbi sulla legittimità costituzionale anche di questo provvedimento perché la Consulta, nella precedente sentenza, ha ammesso il contributo solo in via eccezionale, ammonendo il Governo di allora (e ovviamente anche quelli futuri) a non riprovarci, tanto più che in questo caso le aliquote più alte e il periodo lunghissimo (5 anni) di applicazione, dimostrano che trattasi di misura tutt’altro che pensata per far fronte a esigenze eccezionali. Si tratta di far cassa per foraggiare i nullafacenti e gli evasori di contributi e di tasse che hanno votato in particolare il M5S.

Al momento non c’è, però, il blocco dell’adeguamento al costo della vita degli assegni. Anzi, l’articolato prevede che si attuino le normali regole degli scatti legati all’inflazione.

C’è invece lo stop al meccanismo più vantaggioso di calcolo della pensione dei sindacalisti. Di fatto viene cancellato il calcolo della cosiddetta «quota A» di pensione, quella determinata sulla base della retribuzione percepita l’ultimo giorno di servizio e quindi soggetta a regole più generose rispetto a quelle applicate dal 1992 in poi per il calcolo della quota B, che considera la media delle retribuzioni percepite in un periodo di tempo più lungo.


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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