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Concessioni pubbliche: nel mirino dell’Anac anche servizi del gas e aeroporti

ROMA – Anac chiede al Governo maggiore vigilanza e rigore nelle concessioni di servizi pubblici importanti. e annota: ci sono «fenomeni particolarmente gravi di inosservanza o di applicazione distorta della normativa di settore».

Dopo il tragico crollo del Ponte Morandi di Genova, è un report pesante dell’Anac a riaccendere i riflettori sull’intero settore delle concessioni pubbliche, dal gas agli aeroporti fino alle autostrade. II presidente Raffaele Cantone ha appena inviato il dossier a governo e Parlamento nella speranza che agiscano in fretta di fronte a «una serie di fenomeni potenzialmente sintomatici di singolari criticità e anomalie», che assumono «nuovo valore», dice lo stesso presidente, dopo quanto accaduto a Genova.

Tre le sollecitazioni arrivate dunque dall’Anac: la necessità di fare nuove gare sul gas, ma anche di controllare di più tutti i concessionari ed, eventualmente, «rivisitare le concessioni in essere».

Sono 3.728 le concessioni scadute, oltre il 72% del totale, soltanto nel settore del gas, con tanto di «dumping, rovesciamento delle norme sulla concorrenza», e «monopolio di fatto» in mano a pochi big del comparto capaci di «incidere» sulle tariffe, senza nemmeno passare da una procedura di gara. Le procedure in questione dovevano essere avviate almeno un anno prima della scadenza e invece, niente: «Allo stato attuale sopravvivono con proroghe sistematiche».

L’Anac ha analizzato i 6.700 moduli pervenuti incrociando i dati forniti dagli enti pubblici concedenti e dalle società concessionarie, e ha riscontrato «incongruenze» e «divergenze» tra dati economici comunicati dalle due parti, soprattutto nel settore autostrade. Il tema ruota attorno agli investimenti e riguarda quel 60% di lavori che le concessionarie auto-stradali devono affidare all’esterno e quindi mettere a gara. Il punto è che le concessionarie tendono a «sottostimare gli adempimenti a loro carico».

Nessuna omissione di dati, fanno sapere però da Aspi. «Esiste almomento una divergente interpretazione rispetto al Ministero di due successive, importanti e contrastanti modifiche normative intervenute nel 2016 e 2018 sul tema dei lavori a controllate e collegate», ha spiegato in una nota la società che aspetta il verdetto del Tar in proposito. A bene vedere, però, il dito dell’Anac è puntato soprattutto sul «deficit dei controlli sistematici del Concedente», cioè dello Stato. Colpa della «scarsa consapevolezza del ruolo», in alcuni casi, ma anche «dello schema di convenzione».


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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