Manovra: Tria prepara la risposta alla Ue, deficit resta al 2,4%, ma Pil all’1,2%

Siamo arrivati al redde rationem, alla scadenza delle risposte chieste dalla Ue, uarantotto ore in cui il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, dovrà mettere a punto la lettera di risposta alla Commissione europea. Nella missiva che il Tesoro sta preparando ci sarà l’ultimo estremo tentativo di evitare la procedura d’infrazione. L’intenzione, maturata nelle ultime ore, sarebbe quella di inserire una «clausola di salvaguardia», un taglio automatico della spesa pubblica se il deficit dovesse superare il 2,4% indicato dal governo. Cifra quest’ultima, che verrà comunque confermata. Non è ancora definito come la clausola agirà.
Un blocco della spesa nominale, pure ipotizzato in passato da Tria, potrebbe essere complicato perché agirebbe su tutte le voci, compreso sanità, pensioni e pubblico impiego. Si potrebbe invece attivare un taglio lineare di una parte delle detrazioni fiscali, facendo salve le voci più sensibili, come gli sconti sui mutui o sulle spese sanitarie. Comunque sia, nella lettera di risposta a Bruxelles, il governo produrrà nuove stime e nuove simulazioni tese a dimostrare due cose. La prima è che anche con una crescita inferiore all’1,5% stimato dal Tesoro, il deficit non sforerebbe il limite del 2,4% indicato nel documento di bilancio. Quel deficit, come ha già spiegato Tria, è stato calcolato con un Pil nel 2019 allo 0,9%. La seconda cosa che il governo ha intenzione di dimostrare è, per Tesoro e Palazzo Chigi, più importante. Anche con una crescita all’1,2% il prossimo anno, come indicato nelle previsioni autunnali della stessa Commissione europea, il divario nell’andamento del Pil tra l’Italia e il resto dei Paesi della zona euro, si riduce. Mentre tutto il vecchio Continente rallenta, la “manovra del popolo” consente comunque di dare una spinta alla crescita. E questo lo ammette la stessa Commissione nelle sue previsioni. La direzione di marcia, secondo il governo, è insomma quella giusta. Dunque Roma, sarebbe disposta a rivedere le stime del Pil portandolo all’1,2% stimato dalla Commissione. Ma il deficit al 2,4% e l’impianto della manovra, comunque, non sarebbero toccati
