Bruxelles, manovra: Commissione Ue decide, pesa l’anticipazione di Tria sull’accordo

BRUXELLES – La decisione era tutt’altro che scontata ma tutto, in questi ultimi giorni, sconsigliava alla Commissione europea di aprire una procedura per debito eccessivo contro l’Italia. L’incertezza sulla sorte della Brexit rende l’Europa più vulnerabile, l’avvio della campagna elettorale per le europee sensibilizza le istituzioni ai problemi d’immagine, e la Francia di Macron che sfora il 3% di deficit crea un precedente difficile da ignorare. Per tutti questi motivi Bruxelles – Juncker, Moscovici e Dombrovskis in primis – si è man mano convinta che un accordo (nonostante i falchi continuino a chiedere tolleranza zero) andasse fatto, anche a costo di fare verso l’Italia qualche passo in più del consentito dalle regole. Oggi vedremo se la mossa imprudente e inopportuna di Tria, che ha svelato l’accordo prima che lo decidessero i Commissari ue, avrà effetti negativi.
Rispetto ad ottobre, quando l’Italia ha presentato la manovra irricevibile per la Ue, che le ha chiesto di riscriverla, la linea della Commissione è molto cambiata. Inizialmente ha seguito alla lettera le regole: le misure italiane portavano il deficit strutturale molto lontano dagli obiettivi, facendo
crescere il debito invece di stabilizzarlo. Le analisi dei tecnici – spalleggiati dai rigoristi – non lasciavano spazio alla flessibilità, perché era già stata concessa in abbondanza in passato, e la posizione dei commissari non permetteva margini di discrezionalità, perché la manovra si allontanava troppo dai target delle regole europee.
Ma la battaglia sui numeri ha presto lasciato il campo alla politica. Nonostante l’Eurogruppo avesse dato sostegno alla Commissione per andare avanti con la procedura, diversi Governi Ue cominciavano a seminare dubbi. La Germania ha da subito visto il rischio di aprire un nuovo fronte in Europa, che avrebbe spianato la strada agli euroscettici contrari agli eccessivi vincoli. Per questo non ha mai apertamente sostenuto l’idea di una procedura. E’ stata poi la crisi dei gilet gialli, con le
misure straordinarie di Macron, a dare involontariamente una svolta al negoziato tra Roma e Bruxelles. Il commissario agli affari economici Pierre Moscovici aveva da subito spiegato che
le situazioni di Italia e Francia non erano paragonabili, e che Parigi poteva andare oltre il 3% purché fosse uno sforamento temporaneo. Una tesi che, ancorché rispettosa delle regole,
sarebbe stata difficile da giustificare di fronte all’opinione pubblica europea. Soprattutto da parte di un commissario francese, per natura propenso ad aiutare il suo Paese. Anche per evitare la facile accusa di usare due pesi e due misure, segnando l’avvio della campagna elettorale per le europee con un argomento utile agli euroscettici, Bruxelles ha condotto il negoziato con Roma cercando un accordo ad ogni costo. Se questo, poi, vedrà realmente la luce, bisogna attendere oggi con l’ultima seduta dell’anno del Collegio dei commissari, sperando che i falchi non insistano per la procedura d’infrazione a seguito della gaffe di Tria.
