Skip to main content

Festival di Sanremo 2019: standing ovation per Bocelli. Bisio criticato sui social. Classifica e pagelle

Claudio Baglioni con Virginia Raffaele e Claudio Bisio

SANREMO – Ha voluto cominciare alla sua maniera, Claudio Baglioni: ossia l’apertura del Festival di Sanremo come quella di uno dei suoi concerti. Incipit altamente spettacolare. Claudio Baglioni, Claudio Bisio e Virginia Raffaele appaiono sul trampolino, cuore e sorpresa della scenografia, e cantano insieme Via, hit del direttore artistico, mentre sul palco dell’Ariston si scatenano i ballerini che hanno accompagnato Baglioni nel tour Al centro. Dopo aver presentato Virginia Raffaele, elegante in abito lungo in velluto nero con inserti bianchi, e Claudio Bisio, giacca lurex fantasia, Claudio Baglioni spiega la filosofia del suo secondo Festival di Sanremo: «Siamo qui per vivere una nuova avventura con energia, euforia, poesia, per un cammino lungo da qui fino a sabato che ci porti verso la meta dell’armonia, che è il senso di questo avvenimento».

La standing ovation premia Andrea Bocelli come 25 anni fa, quando il tenore vinse Sanremo Giovani con Il mare calmo della sera. Ed emoziona l’Ariston riproponendo il pezzo – che esalta anche l’orchestra – in duetto con Claudio Baglioni. Al piano, il chiodo nero che indossava allora e che poi cede al figlio Matteo: «Non è un passaggio di testimone – dice Bocelli al figlio – ma è un augurio. Sono sicuro che ti porterà fortuna sempre che la aiuti con la serietà, la volontà, lo spirito di sacrificio che spero di averti insegnato». Poi il duetto con Matteo sulle note di Fall on Me.

Quindi monologo politico di Bisioin difesa di Claudio Baglioni finisce nel mirino dei social per un passaggio che alcuni hanno trovato niente affatto ironico. «Passerotto non andare via – dice Bisio – è una chiarissima esortazione agli immigrati: restate qui. E l’ha detto trent’anni prima che arrivassero. E’ stato lui a far venire loro l’idea, li ha sobillati. Loro non ci pensavano nemmeno, stavano lì, con il pentolone, a cantare hakuna matata». Una frase che non è piaciuta, tra gli altri, al social media manager di Matteo Salvini, Luca Morisi, che ha scritto su Twitter: «Il monologo ‘anti-razzista’ di Bisio a #Sanremo2019: ecco come immagina lui gli africani, col pentolone a cantare Hakuna Matata. Per fortuna che era anti-razzista…».

Bisio bacia Virginia Raffaele

CLASSIFICA PARZIALE PRIMA SERATA – Alla fine della prima serata, questa la classifica parziale sulla base del voto della giuria demoscopica, che pesa per il 30%: nella zona alta della classifica, quella blu, si sono piazzati: Ultimo, Loredana Bertè, Daniele Silvestri, Irama, Simone Cristicchi, Francesco Renga, Il Volo, Nek; nella zona gialla, quella intermedia, Enrico Nigiotti, Federica Carta e Shade, Boomdabash, Negrita, Paola Turci, Anna Tatangelo, Patty Pravo con Briga, Arisa; nella zona bassa, quella rossa, Mahmood, Achille Lauro, Nino D’Angelo e Livio Cori, Einar, Ghemon, Motta, Ex-Otago, The Zen Circus.

Claudio Baglioni sta sull’attenti

PAGELLE – Ecco le pagelle della prima serata del 69/o festival di Sanremo in ordine diapparizione:

CLAUDIO BAGLIONI: era atteso alla prova del fuoco del bis. Più sciolto di un anno fa, ma anche più defilato. Canta meno e
solo due brani sono i suoi, per il resto si mette al servizio dei super ospiti. Debutto in sordina. VOTO: 6.5

VIRGINIA RAFFAELE: Senza maschere, è difficile riconoscere chi sia. L’accoppiata con Bisio funziona a tratti. Fatica nella griglia di una sceneggiatura già scritta. VOTO 6.5

CLAUDIO BISIO: emozionato all’inizio, si scioglie … strada facendo. Meglio nel monologo su Baglioni sovversivo che negli
intermezzi con Virginia. VOTO: 6.5

FRANCESCO RENGA – Aspetto che torni: Anche noi aspettiamo lui. E’ bravo, piace al pubblico femminile, ma la canzone è
modesta. Con la sua voce, meriterebbe di più. VOTO: 5.5

NINO D’ANGELO E LIVIO CORI – Un’altra luce: Accoppiata insolita, ma tutto sommato credibile. Uno al servizio
dell’altro: scontro-incontro generazionale. VOTO: 6.5

NEK – Mi farò trovare pronto: Porta una sferzata energica sul palco dell’Ariston. Ma i tempi di Fatti avanti amore sono
lontani. Di certo prenota i passaggi in radio. VOTO: 6.5

THE ZEN CIRCUS – L’amore è una dittatura: Tamburi e sbandieratori distraggono dall’ascolto di un brano non semplice.
Sono una rock band e non se lo dimenticano. VOTO: 7

IL VOLO – Musica che resta: Tra i più applauditi all’Ariston, con la loro sempiterna linea dura e pura tradizione e bel canto, buona per l’export in Russia. VOTO: 4.5

LOREDANA BERTE’ – Cosa ti aspetti da me: Rock stile Vasco firmato da Gaetano Curreri. Loredana su questo palco si esalta e
ci mette anima, cuore e gambe. Magari la prossima volta ci mette anche il look. Ma da lei ci aspettiamo proprio questo. VOTO: 7

ANDREA BOCELLI: Un salto indietro di 25 anni, quando vinse tra le Nuove Proposte. In memoria di quella volta, si rimette al
piano per Il mare calmo della sera in duetto con Baglioni. Rispolvera anche la giacca di pelle che poi passa al figlio. VOTO: 9, e non certo per l’importante anniversario.

MATTEO BOCELLI: web impazzito per il giovane erede. Bello, bravo, garbato e sorridente. Si farà, ma per quel che si è
visto, siamo a buon punto. VOTO: 8

DANIELE SILVESTRI – Argentovivo: Brano d’impatto, anche nella messa in scena, tra banchi di scuola e batteria. Silvestri non
sbaglia un festival, e non si smentisce neanche stavolta. Si fa accompagnare da Rancore, che si prende la scena, anzi “spacca”.
Testo, interpretazione, emozione. VOTO: 8,5

FEDERICA CARTA E SHADE – Senza farlo apposta: Brano orecchiabile, anche troppo. Ti entra in testa e lo canticchi subito. E poi? VOTO: 5

ULTIMO – I tuoi particolari: E’ il vincitore in pectore, dopo la vittoria di un anno fa tra le Nuove Proposte e un anno vissuto col piede sull’acceleratore. Qualche incertezza di troppo, ma si vede che è cresciuto. E l’esecuzione al piano gli dà una spinta in più. VOTO: 7

PIERFRANCESCO FAVINO: la domanda è solo una: perché non è stato richiamato per il bis? Delizioso il medley sui musical con
Virginia Raffaele. VOTO: 8

PAOLA TURCI – L’ultimo ostacolo: Anche stavolta è la più elegante di tutti, la più charmant. Ma non basta: anche se la
sua interpretazione non delude, il brano non convince fino in fondo. VOTO: 6

MOTTA – Dov’è l’Italia: E chi non se lo chiede? Motta però c’è, eccome. Esordiente al festival, ma non se è accorto nessuno. Sicuro e tranquillo, sa di avere un bel pezzo. VOTO: 7

BOOMDABASH – Per un milione: Reggae-tormentone al festival. Se non avrà fortuna qui, potrà averla in radio. VOTO. 6

PATTY PRAVO con BRIGA – Un po’ come la vita: Voleva essere un incontro generazionale, diventa distanza siderale. Disallineati,
non coordinati, mondi lontani di galassie diverse. Un problema tecnico iniziale non li aiuta. VOTO: 5

SIMONE CRISTICCHI – Abbi cura di me: Intenso, teatrale (nel senso migliore del termine), poetico. I tempi di Ti regalerò una
rosa sono lontani, ma il piglio, e la scrittura, sono garanzia di qualità. VOTO: 7-

GIORGIA – Un medley da brividi, tra Jovanotti, Ramazzotti e finale da brividi con Whitney Houston. Baglioni l’accompagna,
suonando il piano, in Come Saprei, ma Giorgia non teme rivali. Meriterebbe una classifica tutta sua. VOTO: 8

ACHILLE LAURO – Rolls Royce: La scheggia impazzita del festival. Fa sul serio o prende tutti in giro? Nel dubbio, ce lo
godiamo così com’è. Esplosivo, maledetto, inafferrabile. VOTO: 7

ARISA – Mi sento bene: E anche noi ci sentiamo bene con lei. Fa prima sognare, poi scatenare. Bentornata Arisa. VOTO: 7

NEGRITA – I ragazzi stanno bene: Non saranno i Negrita di un tempo, ma il loro rock “veterano” non sfigura. E neanche Pau.
VOTO: 7

Menzione d’onore per la SCENOGRAFIA di Francesca Montinaro, che allarga il palco fin nelle prime file (mobili) della platea.
Coinvolgente. Menzione di (de)merito per l’AUDIO: si inizia male, malissimo. E si continua peggio. Da casa si scatenano su
Twitter. Problemi anche in sala stampa.

CLAUDIO SANTAMARIA: Annunciato come il quarto componente del Quartetto Cetra, affonda in un terrificante coretto sulla Vecchia Fattoria insieme agli altri tre. Meritava di più. S.V

GHEMON – Rose viola: Urban soul in salsa rap. Al primo ascolto lascia un po’ spaesati. Rimane il beneficio del dubbio. VOTO: 6

EINAR – Parole nuove: E niente. Neanche l’adrenalina della prima sera cambia le carte in tavola. Canzone sbagliata, interpretazione non incisiva. VOTO. 4.5

EX-OTAGO – Solo una canzone: Brano gradevole. Loro anche. Forse potevano spingere di più per non sprecare l’occasione
della vita del festival. VOTO: 6

ANNA TATANGELO – Le nostre anime di notte: Molto festival, molto Sanremo. E’ a suo agio sul palco. E tanto basta. VOTO: 6

IRAMA – La ragazza con il cuore di latta: Testo duro che colpisce allo stomaco. Il coro gospel è un valore aggiunto, Irama riesce a mantenere alta l’attenzione nonostante l’ora. VOTO 7

ENRICO NIGIOTTI – Nonno Hollywood: gli affetti familiari in questa ballad minimal, che confermano la buona mano di
Nigiotti nella scrittura. VOTO: 6,5

MAHMOOD – Soldi: in arrivo direttamente da Sanremo Giovani. Si conferma e non delude le aspettative con un brano intenso.
VOTO: 6.5


Gilda Giusti

Redazione Firenze Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Firenze Post è una testata on line edita da C.A.T. - Confesercenti Toscana S.R.L.
Registro Operatori della Comunicazione n° 39741