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Sicurezza: Gabrielli contro Cazzullo e il Corriere, la polizia non è quella della Diaz

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ROMA – «La polizia non è quella della Diaz». E’ quanto scrive il capo della Polizia, Prefetto Franco Gabrielli in una
lettera al direttore del quotidiano ‘Il Corriere della Sera’, in merito alla risposta di Aldo Cazzullo a un lettore «che chiedeva un parere sulle modalità utilizzate in Francia e in Italia per la gestione delle manifestazioni in piazza. In particolare il lettore, partendo dagli episodi dei gilet gialli ai quali i poliziotti francesi sembrerebbero assistere inermi, contesta quanti in Italia sono pronti a denunciare le Forze di polizia quando, con ‘brutalità’, affrontano innocui devastatori innocenti – spiega Gabrielli – La risposta di Cazzullo è netta e sintetica: cinque righe per dire che se il lettore fosse stato alla Diaz una volta usciti i poliziotti italiani, non avrebbe scritto la lettera – sottolinea il
prefetto- Sintesi della sintesi che faccio io delle parole di Cazzullo: in Italia la brutalità è nel Dna delle Forze di polizia e quanto è accaduto a Genova è l’archetipo del modello italiano di gestione dell’ordine pubblico»

E insiste il Capo della polizia contro le parole del giornalista: «È questo che, a mio parere, può trarre come conclusione chi legge la risposta del giornalista. – rileva Gabrielli – Mi permetto a questo punto di chiederle: è possibile liquidare in poche righe una questione – quella dell’equilibrio tra il legittimo diritto delle persone di
manifestare, la libertà di opinione, il rispetto delle regole, l’uso proporzionato della forza attribuito allo Stato per la tutela del Paese, il labile confine tra il diritto di ciascuno e il diritto di tutti – citando l’episodio forse più drammatico e complesso che ha visto coinvolte le nostre comunità e le nostre Forze di polizia nell’ultimo ventennio e di fatto facendo intendere che questa è la polizia nel nostro Paese?. Episodio, quello della Diaz – spiega il Capo della Polizia – sul quale sono state scritte centinaia di migliaia di pagine, celebrati processi, individuati colpevoli, pagati giustamente (e mai adeguatamente) i danni… Episodio che, dopo anni di pesanti silenzi, finalmente la stessa Polizia di Stato, attraverso la mia voce quale massimo vertice dell’amministrazione, ha voluto condannare in modo inequivoco – non senza una sofferenza personale e dell’intera istituzione – a valle di un ragionamento approfondito, dettagliato, motivato, tentando di spiegare che quanto accadde allora non poteva essere la sola e unica (terribile) rappresentazione del modello italiano di sicurezza del tempo e soprattutto non è la polizia di oggi né tanto meno quella di domani del nostro Paese?»

«E allora – conclude Gabrielli – infine le chiedo: crede che le parole lapidarie del Suo prestigioso giornale abbiano aiutato l’autore della lettera e tutti i lettori del quotidiano a comprendere, a farsi un’opinione attraverso una semplice battuta?».

«Caro Gabrielli, replica Aldo Cazzullo, non penso affatto che la Diaz rappresenti un archetipo. Sarebbe terribile se fosse così. Resta però, per usare le categorie di Talleyrand, sia un crimine, sia un errore. Che non cancella certo i meriti e i sacrifici di migliaia di poliziotti italiani».

 


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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