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Trump: stretta anti-aborto, esultano i conservatori

WASHINGTON – Tempi duri per la difesa del diritto all”aborto nell”America di Donald Trump. L”ultimo campanello d”allarme la decisione dell”amministrazione Usa di finanziare con 1,7 milioni di dollari una grande società che
gestisce una catena di cliniche pro-life. Cliniche che si oppongono alla pratica dell”interruzione della gravidanza e che sono contrarie anche all”offerta di metodi anticoncezionali. Ma a preoccupare di più le associazioni che si battono per i diritti delle donne è che le risorse saranno reperite tagliando fondi ad altre cliniche, quelle affiliate all”organizzazione Planned Parenthood che lavora a difesa della legislazione abortista.
Ad esultare sono soprattutto molti gruppi conservatori, cattolici ed evangelici che costituiscono larga parte dello
zoccolo duro dell”elettorato di Trump e su cui il presidente americano conta per la rielezione nel 2020. Puntando su uomini come il vicepresidente Mike Pence o il segretario di Stato Mike Pompeo, entrambe di fede evangelico cristiana. Proprio Pompeo nei giorni scorsi ha rispolverato la cosiddetta ”Mexico City policy”, la dottrina elaborata nel 1984 da Ronald Reagan che vieta gli aiuti federali a organizzazioni non governative che promuovono l”aborto e forniscono consulenze e servizi per l”interruzione della gravidanza. Questo nonostante dal 1973 l”aborto negli Stati Uniti sia legale come stabilito dalla storica sentenza della Corte Suprema ”Roe v. Wade”.
Sotto la presidenza di Barack Obama, così come con l”amministrazione Clinton, la politica di reaganiana memoria era stata accantonata. Ma ora Pompeo ha annunciato che ritirerà tutti i fondi federali alle ong che danno soldi a gruppi stranieri che promuovono o praticano l”aborto, anche in molti Paesi in via di sviluppo. E d”ora in poi per chi riceve fondi federali sarà vietato sostenere tali organizzazioni o associazioni.
Intanto in diversi stati Usa il diritto all”aborto è sempre più sotto attacco, come non accadeva da anni, soprattutto nel Sud conservatore. La Georgia ha appena approvato una maxi stretta che di fatto mette fuori legge l”interruzione della gravidanza, vietandola fin dal momento in cui si rileva il primo battito cardiaco del feto, dunque prima ancora che molte donne scoprano di essere incinte. Fino ad ora si poteva abortire entro le prime 20 settimane. Probabile il ricorso alla Corte Suprema Usa, che di recente ha stroncato la stretta varata dallo stato della Louisiana. Ma il rischio è che la questione dell”aborto torni ad infiammare come in passato la campagna elettorale e a dividere il Paese


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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