Direttiva navi Ong: scontro fra Viminale e Difesa. Conte va da Mattarella

ROMA – Si apre un vero e proprio scontro istituzionale sulla direttiva del Viminale sulla “Mare Jonio”. Casus belli il fatto che il ministero dell’Interno abbia indirizzato l’intimazione – questo il nome del documento – oltre che ai vertici di Polizia, Guardia Di Finanza e Carabinieri, anche al capo di Stato maggiore della Difesa Enzo Vecciarelli e al capo di Stato maggiore della Marina, Walter Girardelli. Uno sconfinamento inaccettabile, secondo fonti della Difesa. E il caso arriva prima sul tavolo del ministro della Difesa Elisabetta Trenta e poi al Quirinale.
La circolare intima ai destinatari di vigilare affinché il comandante e la proprietà della Mare Jonio, nave di una Ong italiana, «si attengano alle vigenti normative nazionali e internazionali in materia di coordinamento delle attività di soccorso in mare». Viene messo nero su bianco che la violazione di queste norme «accresce il pericolo di situazioni di rischio per la vita umana in mare e può determinare rischi di ingresso sul territorio nazionale di soggetti coinvolti in attività terroristiche o comunque pericolosi per l’ordine e la sicurezza pubblica».
Il problema è che i destinatari non sono solo i vertici delle forze dell’ordine, su cui il Viminale ha competenza, ma anche il Capo di Stato maggiore della Marina e il comandante generale della Guardia Costiera, che non dipendono da Salvini ma dal ministero della Difesa del ministro Elisabetta Trenta. Un atto considerato ostile dallo Stato Maggiore, secondo quanto riferiscono diverse fonti di via XX Settembre: «Una vera e propria ingerenza senza precedenti nella recente storia della Repubblica». I militari, infatti, sono uomini dello Stato e rispondono solo al ministro della Difesa e al Capo dello Stato, che è il capo Supremo delle Forze Armate.
«Quel che è accaduto è gravissimo – continuano le stesse fonti – perché viola ogni principio, ogni protocollo e costituisce una forma di pressione impropria nei confronti del Capo di Stato Maggiore della Difesa, Enzo Vecciarelli. «Non è che un ministro può alzarsi e ordinare qualcosa a un uomo dello Stato. Queste cose accadono nei regimi, non in democrazia».
Al Colle, peraltro, in mattinata si reca il premier Giuseppe Conte per un colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L”incontro, secondo fonti parlamentari, è l”occasione per un punto generale sui dossier più d’attualità: ritardi e contenuti del dl crescita e dello sblocca-cantieri, ma anche la questione dei porti. Fonti del Quirinale smentiscono che in quell”incontro con il premier Conte si sia parlato della
direttiva Salvini. Ma l”attenzione del Colle è altissima sul documento, il cui impianto potrebbe preoccupare anche
Mattarella: e non solo perchè il capo dello Stato, come recita la Costituzione, è anche capo delle Forze Armate. E, secondo alcune fonti parlamentari, la direttiva Salvini sarebbe stata anche al centro di una telefonata tra Mattarella e Trenta (il ministro era tra l”altro con Conte, e la collega Barbara Lezzi al funerale del Carabiniere ucciso a San Severo).
Dietro lo scontro istituzionale c’è la costante tensione politica tra M5S e Lega sulla linea da tenere sui porti. Con il premier Conte e il vicepremier Luigi Di Maio ormai decisi a mantenere una posizione di “responsabilità” rispetto a un Paese in guerra. Una linea, quindi, distinta da quella dei porti chiusi di matrice leghista.
Ma Salvini non arretra di un passo. «Finché ci sono io i porti restano chiusi», è la secchissima replica del titolare
dell”Interno a chi, in serata, gli chiede di eventuali ingerenze su Trenta. «E’ la legge che stabilisce che le navi della Marina possono essere utilizzate per concorrere alle attività di polizia in mare», aggiungono fonti del Viminale.
Conte, nelle prossime ore, è chiamato a trovare una quadra, anche perché lo scontro sui porti ingarbuglia ulteriormente il lavoro dell”esecutivo.
