Spending review: 23 miliardi da tagliare, il difficile compito dei commissari
ROMA – Costi standard, acquisti della P.a., ma anche il proliferare di bonus, da quello per i diciottenni agli 80 euro, che rappresentano la più corposa delle spese fiscali legate all’Irpef, tolte le detrazioni per lavoro e carichi familiari. Sono tante le possibili voci da sforbiciare, come dice l’ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli, ma sarà comunque arduo, come sostiene l”Upb, il compito affidato ai due nuovi commissari straordinari, i viceministri all”Economia Laura Castelli e Massimo Garavaglia.
Le scelte sulla spesa pubblica, osserva l’Ufficio Parlamentare di Bilancio nel Rapporto sul Def, richiedono una
chiara determinazione delle priorità delle politiche pubbliche e tempi incompatibili con l’urgenza di reperire coperture finanziarie per la manovra. E la via migliore sarebbe quella di interventi mirati evitando i puri tagli di risorse.
Di sicuro, per Cottarelli, «non c’è modo di trovare i 23 miliardi per evitare gli aumenti dell”Iva “partendo adesso, con 5 mesi da qui alla legge di Bilancio». E, ricorda l”Upb, è ancora al palo per quest’anno la revisione della spesa ordinaria, cioè quella che ogni anno devono fare i ministeri secondo la riforma del Bilancio, perché nel Def non sono stati indicati gli obiettivi da conseguire. In più, avvisa l’Authority sui conti pubblici, dopo anni di manovre di contenimento della spesa incidere ancora sulla P.a. con eventuali nuovi blocchi del turnover, o sulla sanità,
rischierebbe di comprimere i servizi. «E’ un po’ tardi per cominciare, è la sintesi di Cottarelli, considerando tra l’altro che molte delle azioni individuate 5 anni fa quando era commissario sono rimaste aree non toccate».
Si dagli uffici periferici delle amministrazioni centrali (a partire da quelli della Ragioneria dello Stato) alla presenza
stessa sui territori degli uffici provinciali e regionali, che non sono stati riorganizzati. Anche sulle forze di polizia
non si è fatto quasi niente, tranne l’intervento sulla Forestale per qualche decina di milioni di risparmi. Sugli
acquisti, nonostante i successi della Consip presentati dal Tesoro giusto qualche giorno fa, si sta avanzando troppo
lentamente e non ci sono dati sulle centrali di acquisto regionale. Tra i bonus da rivedere, per l’attuale direttore
dell”Osservatorio sui conti pubblici, anche lo sconto fiscale, introdotto l”anno scorso, per l”abbonamento ai trasporti
pubblici senza limiti di reddito.
Altro nodo politico dolente quello delle agevolazioni fiscali, a cui peraltro il Def affida parte delle coperture della prossima manovra insieme a un nuovo organico piano di revisione della spesa che si dovrà aggiungere ai 2 miliardi già inseriti nei saldi previsti per il 2020 (che salgono cumulati a 5 nel 2021 e a 8 miliardi nel 2022). L”Upb ricorda che, stando agli stessi numeri indicati dal governo nell”ultimo Rapporto sulle spese fiscali, le prime venti voci costituiscono il 75% della perdita di gettito legato alle tax expenditures (senza considerare detrazioni da lavoro dipendente e per familiari a carico, e le aliquote agevolate Iva). In tutto lo Stato rinuncia a 61 miliardi, e al primo posto si collocano i 9,4 miliardi del bonus 80 euro. Sul podio anche gli ecobonus e gli altri sconti sull”edilizia (come il sismabonus) che per il 2019 sottraggono alle entrate 6,8 miliardi, seguite dall”esenzione Irpef prima casa (3,6 miliardi) e dalle detrazioni delle spese sanitarie, che valgono 3,3 miliardi.