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Mattarella celebra il 25 aprile: «Ritorno alla libertà dopo la dittatura»

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, celebra il 25 aprile

ROMA – Stamani, 25 aprile 2019, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha deposto una corona di alloro all’Altare della Patria, dando così inizio alle celebrazioni ufficiali del 25 aprile, la 74esima Festa nazionale della Liberazione dal nazifascismo. Presenti il premier Giuseppe Conte, la ministra della Difesa Elisabetta Trenta, le alte cariche dello Stato, la sindaca di Roma Virginia Raggi, il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Quindi Mattarella si è recato a Vittorio Veneto, dove ha affermato: «Festeggiare il 25 aprile – giorno anche di San Marco – significa celebrare il ritorno dell’Italia alla libertà e alla democrazia, dopo vent’anni di dittatura, di privazione delle libertà fondamentali, di oppressione e di persecuzioni. Significa ricordare la fine di una guerra ingiusta, tragicamente combattuta a fianco di Hitler. Una guerra scatenata per affermare tirannide, volontà di dominio, superiorità della razza, sterminio sistematico».

E ancora: «Molti italiani, donne e uomini, giovani e anziani, militari e studenti, di varia provenienza sociale, culturale, religiosa e politica, maturarono la consapevolezza che il riscatto nazionale sarebbe passato
attraverso una ferma e fiera rivolta, innanzitutto morale, contro il nazifascismo. Nacque così, anche in Italia, il movimento della Resistenza. Resistenza alla barbarie, alla disumanizzazione, alla violenza: un fenomeno di portata internazionale che accomunava, in forme e modi diversi, uomini e donne di tutta Europa».

Nell’intervento del Presidente anche il ricordo dei militari che si rifiutarono di servire sotto la Repubblica di Salò: «Contadini, operai, intellettuali, studenti, militari, religiosi, costituirono il movimento della
Resistenza: tra loro vi erano azionisti, socialisti, liberali, comunisti, cattolici, monarchici e anche molti ex fascisti delusi. Accanto a essi, come componente decisiva della Resistenza italiana, desidero ricordare i tanti militari che, catturati dai tedeschi dopo l’8 settembre, rifiutarono l’onta di servire sotto la bandiera di Salò e dell’esercito occupante e preferirono l’internamento nei campi di prigionia nazisti. Seicentomila
mila: un numero imponente che fa riflettere sulla decisa prevalenza del senso di onor di Patria rispetto al fascismo fra gli appartenenti alle Forze Armate. Quasi cinquantamila di questi morirono nei lager in Germania, di stenti o per le violenze. Né va dimenticato – aggiunge Mattarella – il contributo fondamentale delle centinaia di migliaia di persone che offrirono aiuti, cibo, informazioni, vie di fuga ai partigiani e a militari alleati; e dei tanti giusti delle Nazioni che si prodigarono per salvare la vita degli ebrei, rischiando la propria».



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