Pensioni: a giugno tagli e rimborsi per perequazione e contributi di solidarietà, le tabelle

A giugno molti pensionati italiani riceveranno assegni più bassi di quelli incassati a maggio. Il contributo di solidarietà, i nuovi importi delle Pensioni rivalutati con il nuovo penalizzante metodo a 7 fasce e la restituzione di quanto percepito in più a gennaio, febbraio e marzo peseranno sicuramente.
Il nuovo metodo di indicizzazione delle pensioni per tutti gli assegni a partire da quelli sopra 3 volte il minimo, ha portato alla riduzione rispetto a quelli percepiti nel primo trimestre dell’anno. A giugno probabilmente a questi pensionati verrà chiesta la restituzione delle somme in più percepite da gennaio a marzo.
Con il nuovo meccanismo di indicizzazione è stato prorogato sino al 31.12.2021 anche lo stratagemma in base al quale gli assegni vengono rivalutati per singolo scaglione in base all’importo complessivo della pensione, e non per diversi scaglioni in base alle fasce d’importo della pensione. Un meccanismo occulto che erode ulteriormente la misura del trattamento pensionistico rispetto alle più generose regole applicate in passato.
In tabella sottostante sono esposti alcuni confronti circa gli effetti delle nuove fasce di perequazione scattate dal 1° gennaio 2019 in funzione della misura dell’assegno. Solo gli assegni sino a 3 volte il TM (1522 euro ai valori del 31.12.2018) sono stati adeguati pienamente all’inflazione e, pertanto, non subiscono alcuna modifica.
A giugno inoltre verranno applicati i tagli alle pensioni d’oro, sui quali abbiamo più volte intrattenuto i nostri lettori. Ribadiamo che si tratta di interventi palesemente incostituzionali che provocheranno valanghe di ricorsi da parte degli interessati. Una simulazione pubblicata da Il Sole 24Ore, elaborata da Antonietta Mundo, ex Capo del Coordinamento statistico dell’Inps ha portato alle previsioni, attendibilissime, indicate nella tabella sottostante.

Quindi tra raffreddamento della indicizzazione e contributo di solidarietà sulle pensioni più alte e sulla parte eccedente i 100.000 euro, si arriverà a giugno a salassi, compresi gli arretrati, di proporzioni inimmaginabili, fino a oltre 26.000 euro per le pensioni più alte.
Comunque la manovra antipensionati complessiva messa in atto dal governo gialloverde comporta sacrifici, ingiusti, molto superiori a quelli sanciti a suo tempo dai governi Monti e della sinistra, graziati dalla Consulta schierata con Renzi. Ma stavolta la storia potrebbe essere diversa, il governo non è più di centrosinistra e la Consulta è rimasta quasi invariata. E non è più un segreto che negli ultimi anni i giudici costituzionali siano stati più attenti alle esigenze economiche e di bilancio dei governi allora in carica, piuttosto che al dettato costituzionale.
