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Migranti: Cassazione cambia opinione, il decreto Salvini si applica anche ai procedimenti in corso

Corte di Cassazione

ROMA – Il decreto Salvini, che prevede una stretta sui permessi di soggiorno per i migranti, ha applicazione immediata sui giudizi pendenti e non solo sulle nuove domande. Questa interpretazione della Cassazione riapre la
questione della irretroattività o meno del decreto voluto dal ministro dell’Interno sulla sicurezza e i migranti, in contrasto con una precedente decisione della stessa Corte, che ne aveva fortemente ammortizzato l’impatto stabilendo che le nuove regole non si applicano alle domande già presentate. E poi si sostiene che la magistratura non interviene nella politica, evidentemente le decisioni contrastanti sono frutto di un diverso orientamento dei supremi giudici. Un pugno nello stomaco ai giuristi e ai giudici democratici che studiano tutte le interpretazioni per sabotare le nuove disposizioni e aprire le porte all’invasione dei migranti.

Si apre un conflitto tra pronunce di diversi collegi, e dovranno essere le Sezioni Unite a dettare la linea. Nel giorno in cui il ministro dell’Interno e leader della Lega va all’attacco della sentenza del tribunale di Bologna che bypassa il decreto, in un’ordinanza interlocutoria la Cassazione dà ragione al governo. Il decreto, poi trasformato in legge in
dicembre – secondo i giudici – si applica dalla sua entrata in vigore, il 5 ottobre: ne va della imperatività della legge.
L’esatto opposto di quanto stabilito con una sentenza della stessa Corte n. 4890 pubblicata il 19 febbraio: in
quell’occasione si era ritenuto che il decreto non possa essere indebitamente retroattivo e che le domande già presentate debbano essere valutate con i vecchi criteri per la concessione dei permessi umanitari. In contrasto con questa precedente decisione, la Cassazione precisa ora che «la nozione di retroattività non va confusa con quella di “applicazione immediata” e non “va sottovalutato che lo strumento utilizzato del decreto legge, convertito con legge che esclude la vacatio, è segno dell”intenzione del legislatore di intervenire immediatamente nelle fattispecie in corso: escludendo l’applicazione della nuova legge a tutto coloro che abbiano solo avviato un procedimento per il riconoscimento della protezione umanitaria, sarebbe impedito alla legge di raggiungere i suoi effetti, esonerando tra l’altro indebitamente la stessa autorità amministrativa dall’applicarla». Questa affermazione chiama in
causa il principio a fondamento del diritto che ‘la legge non dispone che per l’avvenire”. Ma i giudici ritengono che
«l’applicazione immediata di una nuova norma, non solo non è astrattamente vietata ma è la regola vincolante per gli
interpreti, ai quali non è consentito di incidere sulla vigenza della legge», un potere riservato al legislatore.
Al di là della questione della retroattività o meno del decreto Salvini, la Corte fa anche una questione di merito sulla
concessione dei permessi di soggiorno, offrendo un assist ai sostenitori della linea dura. Chiedono che le Sezioni Unite si pronuncino anche sull’orientamento della giurisprudenza che concede i permessi umanitari a quei migranti che abbiano realizzato un grado adeguato di integrazione sociale in Italia, e che in caso di rimpatrio sarebbe messa a rischio: secondo il collegio «il parametro dell”integrazione sociale è il prodotto di un’operazione ermeneutica che poggia su basi normative assai fragili, non è chiaro cosa significhi e quale durata essa debba avere per essere rilevante».


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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