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Le occupazioni abusive di alloggi: la situazione nelle grandi città, i problemi dell’edilizia economica e popolare

L’edificio occupato che da giorni era senza acqua e luce in via Santa Croce in Gerusalemme, Roma, 
ANSA/ANGELO CARCONI

Il caso dell’elemosiniere del Papa che soccorre, riallacciando i contatori dell’elettricità, gli abitanti di un palazzo occupato abusivamente, ha fatto tornare in primo piano il problema delle occupazioni abusive. Da un lato vi sono quelle pilotate dai movimenti organizzati, presenti un quasi tutte le grandi città, dall’altro quelle operate direttamente da cittadini e famiglie in stato di bisogno che entrano con la forza in appartamenti dell’edilizia economica e popolare, destinati ad altri aventi diritto.
Da lungo tempo si parla di stime per valutare questo fenomeno, perché di certezze sui numeri non ce ne sono, non foss’altro perché non esiste un «catasto delle abitazioni occupate». La maggior parte degli alloggi occupati illegalmente appartiene all’edilizia pubblica, solo un numero minore a privati; cosa che ha reso più difficile censirli. Ma i dati, sono comunque allarmanti.

Una stima autorevole proviene da un’analisi realizzata lo scorso anno da Federcasa, insieme a Vpsitex e Nomisma, che ha valutato in circa 48mila appartamenti dell’Edilizia residenziale pubblica quelli occupati abusivamente, su un totale di oltre 750 mila abitazioni. L’81% di queste, inoltre, sono state occupate con la forza, mentre ben 9mila sono abitate da famiglie cui è venuto meno il titolo per scadenza del contratto.

Un altro dato, che contribuisce a delineare il quadro lo ha fornito il prefetto Franco Gabrielli, capo della Polizia, nella sua audizione del 10 gennaio dell’anno scorso alla Commissione parlamentare d’inchiesta su sicurezza e degrado delle città, quando ha fotografato la situazione da Milano a Palermo. Le stime della Polizia: 101 palazzi occupati a Roma, tra pubblici e privati; 100 a Catania e 110 a Reggio Calabria, il doppio a Genova, 3mila appartamenti a Palermo
Secondo queste stime a Roma i quartieri più interessati al fenomeno sono concentrati nella periferia: Tor Sapienza, Tor Bella monaca, Ponte di Nona, San Basilio. Ma non mancano zone come Cinecittà o la stessa piazza Indipendenza, a pochi metri dalla Stazione Termini, dove, in mezzo a polemiche e rivolte, è stato sgomberato l’alloggio di via Curtatone. Numeri simili si registrano a Milano, dove sono 4500 gli alloggi popolari occupati abusivamente.

Il fenomeno sembrava aver subito un arresto dopo l’emergenza sgomberi del 2014, invece le occupazioni non solo sono proseguite ma sono aumentate. Dati di giugno scorso riportano, tra l’altro, a Milano, 3.500 appartamenti detenuti illegalmente su un totale di 38mila che fanno capo all’Aler (Azienda Lombarda Edilizia Residenziale Milano). A Napoli, si contano 4mila occupazioni abusive.

Non va poi ignorato il fatto che il fenomeno – è sempre Federcasa a sottolinearlo nel suo dossier del 2016 – offre opportunità alla malavita. Al Sud in particolare, ma qualcosa si è scoperto anche in altre zone d’Italia, è in piedi un vero racket che organizza la «vendita» di alloggi lasciati liberi dagli occupanti o che arriva ad espropriare le case dei soggetti più deboli come malati e anziani abbandonati.

Il Viminale ha cercato d’intervenire, ma per ora con scarso cuccesso. A settembre del 2018 il capo di gabinetto di Salvini, il prefetto Matteo Piantedosi, ha firmato una circolare che fissava nuovi criteri per «evitare nuove occupazioni abusive di immobili» tenendo però conto della «tutela delle famiglie in situazioni di disagio economico o sociale». E per questo aveva chiesto «un censimento finalizzato alla possibile identificazione degli occupanti e della composizione dei nuclei familiari, con particolare riguardo alla presenza all’interno degli stessi di minori o altre persone in condizioni di fragilità, oltre alla verifica della situazione reddituale e della condizione di regolarità di accesso e permanenza sul territorio nazionale».

Il decreto sicurezza ha stabilito «inasprimento delle pene per i promotori o gli organizzatori» delle occupazioni, ma soprattutto ha fissato criteri di intervento molto più rigidi per i prefetti che possono sospendere lo sgombero soltanto in casi eccezionali. In particolare — se non si può mandare via gli occupanti — «a causa della complessità dell’intervento determinata dalla presenza di soggetti in situazione di fragilita, deve essere istituita una cabina di regia i cui compiti sono circoscritti nel tempo e nei contenuti.

I numeri di Firenze, in attesa del nuovo censimento, sembrano contenuti. E’ recente la polemica sull’edificio occupato in Via Aldini, l’ex rifugio Bice Cammeo, per il quale sembra che la Usl investa addirittura soldi pubblici per risanarlo, prima di averlo fatto sgomberare. In totale comunque, ha ricordato il vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana, Marco Stella (Forza Italia) a Firenze sarebbero oltre 30 gli edifici privati occupati a Firenze e 80 quelli dell’edilizia economica e popolare occupati abusivamente.

Recentemente le Autorità, profittando anche delle nuove direttive, contestate da qualcuno, si sono messe di buona lena per operare lo sgombero delle abitazioni occupate, tanto che, ha ricordato il prefetto Laura Lega, ricevendo il plauso di Salvini, l’ultimo di Via del Pergolino era il sesto sgombero compiuto a Firenze da settembre fino a febbraio. Anche se il sindaco Nardella ha tenuto a precisare che, nel corso della sua gestione, a partire dal 2014, sono stati 47 gli sgomberi effettuati, senza particolari problemi, e quindi il merito delle nuove azioni non può essere attribuito al ministro Salvini. Ma siamo già in clima preelettorale e ne fanno le spese anche gli occupanti abusivi che attendono adesso con fiducia, dopo i recenti avvenimenti, qualche intervento ………della provvidenza


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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