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L’Italia invecchia, la salvezza è l’immigrazione. Parola di Visco, il refrain dei poteri forti

I poteri forti insistono nel sottolineare le difficoltà del Governo e dell’Italia, vogliono assolutamente il ritorno della sinistra al potere, come se questo bastasse per risolvere i problemi, molti dei quali sono stati causati proprio nel periodo dei governi di quella maggioranza. La Banca d’Italia, gli industriali, l’Ue, i vescovi il Papa, tutti alleati nel denigrare il governo gialloverde e nell’auspicare una svolta, visto che lo spread aumenta come ai tempi del duo Napolitano – Monti che scalzarono, con l’appoggio della grande finanza e dell’Europa, il Governo Berlusconi, in spregio alla volontà degli elettori.

Adesso Visco ripete il trito refrain dell’Italia Paese già vecchio e destinato ad invecchiare ancora di più negli anni a venire, la soluzione dei cui problemi può essere data solo dall’immigrazione che ringiovanisce l’età media e ci salva le pensioni. Boeri docet. Tanto più perché, complici i ritardi strutturali dell’economia, i giovani cervelli continuano a fuggire all’estero. Per questo, conferma il Governatore, il segreto del futuro economico dell’Italia potrebbe risiedere anche nel ruolo chiave dell’immigrazione. E di quella qualificata in modo particolare. Della quale però in Italia non c’è quasi traccia, solo nullafacenti, sbandati, massa a disposizione della criminalità, ma anche mano d’opera nei settori abbandonati dagli italiani.
A sostegno della sua tesi Visco cita le previsioni di Eurostat secondo cui «nei prossimi 25 anni la quota della popolazione con almeno 65 anni raggiungerà il 28% del complesso dell”Unione, il 33% in Italia». E da noi la popolazione tra i 20 e i 64 anni diminuirà di 6 milioni. «L’immigrazione può dare un contributo alla capacità produttiva del paese – suggerisce il Governatore – ma vanno affrontate le difficoltà che incontriamo nell”attirare lavoratori a elevata qualificazione così come nell’integrazione e nella formazione di chi proviene da altri paesi».

Dai primi anni ’90 il numero degli immigrati supera ogni anno quello degli emigrati, con il saldo che ha continuato a salire per arrivare nel 2018 a quasi 190.000 persone, lo 0,3% della popolazione. La quota dei laureati tra gli stranieri, pari a quasi il 13%, è meno della metà della media Ue. Mentre l’emigrazione dei nostri giovani ha raggiunto lo 0,5% nel 2017, quintuplicandosi nell”arco di 10 anni e quella dei laureati, pari allo 0,4%, è raddoppiata.
I dati parlano chiaro: da qui al 2030 senza il contributo dell”immigrazione, la popolazione di età compresa tra i 20 e i 64 anni calerebbe di 3,5 milioni e di ulteriori 7 nei successivi 15 anni, sostiene Visco, che ribadisce:  «Queste prospettive sono rese più preoccupanti dall’incapacità del Paese di attirare forze lavoro qualificate dall”estero e dal rischio concreto di continuare anzi a perdere
le nostre risorse più qualificate e dinamiche».

Analisi corretta, belle critiche nello stile aulico della Banca d’Italia, peccato che quest’istituzione, al di là di queste analisi annuali e della bacchettate preferibilmente ai governi non progressisti, non sia riuscita a fornire un contributo di proposte costruttive, capaci di indirizzare l’azione del Governo in un modo più corretto. Senza dimenticare che l’invasione di immigrati non qualificati, in gran parte irregolari o economici, è avvenuto proprio nel periodo 2011 – 2016, quando comandavano i governi di centrosinistra, che ci hanno riempito di presunti rifugiati e profughi da mantenere di tutto punto, mentre la Merkel e la Germania si accaparravano l’immigrazione qualificata proveniente dalla Siria, utile per la loro economia. Ma di questo nella dotta relazione di Visco non c’è traccia.


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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