Lavoratori domestici, sono 900.000 quelli regolari, il 78% stranieri, ma aumentano gli italiani
Sono quasi 900mila i lavoratori domestici regolari In Italia, oltre 2 milioni contando il sommerso, di questi il 78% è straniero e, nel 2018 hanno rimandato in patria circa 1,4 miliardi. Tra i nuovi assunti, però, stanno aumentando gli italiani: nel 2018 su 380mila sono 1 su 4 , raddoppiati rispetto a 10 anni fa.
Sono alcuni dei dati dell’11mo dossier Domina (Associazione nazionale famiglie datori di lavoro domestico) su ‘L’impatto del lavoro domestico nei paesi d’origine’, presentato a Roma.
Dal dossier emerge che nel nostro paese lavorano 900mila lavoratori domestici che hanno inviato 1,4 miliardi di euro nei loro paesi. In realtà i numeri sono diversi perché se consideriamo il sommerso superano i 2 milioni. Il Lazio è la regione con la maggiore rilevanza di lavoratori domestici: 28 ogni 1000 abitanti.
Secondo i dati del dossier Domina, un quinto dei quasi 900mila lavoratori domestici (fonte Inps, proiezioni 2019) viene da paesi Ue (soprattutto Romania), mentre quasi 6 su 10 sono extracomunitari. I lavoratori domestici in Italia si concentrano principalmente in Lombardia e Lazio che insieme rappresentano quasi il 40% del totale. Rispetto alla popolazione residente invece l’incidenza maggiore è nel centro Italia: Lazio (28 domestici ogni 1000 abitanti),
Sardegna 26,9%, Umbria 19,7%. Mediamente in Italia i lavoratori domestici sono 14,8 ogni 1000 abitanti.
Su quasi 380.000 domestici nuovi assunti nel 2018,1 su quattro è italiano. I nuovi assunti italiani sono raddoppiati rispetto a 10 anni prima. Seguono Romania 19,7% e Ucraina 9,7%, oltre la metà dei nuovi assunti viene da questi tre paesi.
Le rimesse rappresentano una fonte rilevante di entrata per i paesi d’origine. In Moldavia ad esempio rappresentano il 21% del Pil in Ucraina rappresentano il 12% del Pil e nelle Filippine l’8,6%. In particolare si può stimare che i lavoratori domestici in Italia abbiano inviato in patria 1,4 miliardi di euro nel 2018, circa 2000 euro pro capite.
