La Gip di Agrigento fa esultare la piazza, Carola è libera
La Gip di Agrigento accontenta la piazza e Carola Rackete torna libera. Alessandra Vella, non ha convalidato l’arresto della comandante della Sea Watch escludendo il reato di resistenza e violenza a nave da guerra. Secondo la gip il reato di resistenza a pubblico ufficiale sarebbe stato giustificato da una scriminante legata all’avere agito nell’adempimento di un dovere, quello di salvare vite umane in mare. Da stasera la donna torna quindi libera perché viene meno la misura degli arresti domiciliari. Secondo il gip di Agrigento la decisione di attraccare a Lampedusa non sarebbe stata strumentale, ma obbligatoria perché i porti della Libia e della Tunisia non sono stati ritenuti porti sicuri.
D’altro avviso la Procura secondo cui non c’era lo stato di necessità. Inoltre, per la Procura l’impatto tra la nave Sea watch e la vedetta della Gdf è stato volontario, come spiegato ieri dal Procuratore Luigi Patronaggio al termine dell’udienza di convalida. «E’ stata valutata negativamente, in maniera volontaria, la manovra effettuata con i motori laterali della Sea Watch che ha prodotto lo schiacciamento della motovedetta della Guardia di finanza verso la banchina. Questo atto è stato ritenuto, da noi, fatto con coscienza e volontà», ha detto Patronaggio. Carola Rackete era accusata per i reati 1100 del codice della navigazione, cioè resistenza a nave da guerra, e l’articolo 337 del codice penale, cioè resistenza a pubblico ufficiale.
Ma la gip si è allineata alla tendenza di una parte della magistratura contro Salvini, come i giudici di Firenze (tribunale e tar) e di Bologna che hanno disapplicato norme dei decreti sicurezza, ritenendole illegittime senza neppure chiedere una pronuncia della Consulta. Siamo alla sostanziale sostituzione della magistratura al potere politico, perché alcuni giudici con le loro sentenze disapplicano le leggi approvate da un parlamento e dai una maggioranza elette dai cittadini, tanto più che quelle leggi contestate da gruppi ormai consistenti di giudici sono state firmate dal Capo dello Stato.
Molto più grave questa tendenza di tutte le collusioni con la politica, anzi con una certa parte della politica, sempre la stessa, che sono emerse nelle nomine ai posti di comando delle strutture giudiziarie, o agli ormai non isolati casi di corruzione giudiziaria.
Ovviamente gioisce la sinistra, gioiscono quei parlamentari che erano andati a dare man forte a Carola sulla Sea Watch mentre si dirigeva verso Lampedusa, dove ha poi speronato la motovedetta, atto ritenuto giustificato dalla magistrata agrigentina. Probabilmente, con la stessa logica, potrebbe essere giustificato in futuro lo speronamento di una volante che intima l’alt e l’investimento di un tutore dell’ordine che blocca chi cerca di sfuggire all’alt. Già ci sono state avvisaglie in questo senso quando alcuni giudici hanno ritenuto non rilevanti le violenze di manifestanti contro agenti o carabinieri, liberando subito i responsabili.
In questo modo si delegittimano le Forze dell’ordine che con sacrifici e rischi enormi tutelano la nostra sicurezza, anche da atti di violenza quale, ad avviso di molti, resta l’impresa dell’eroina tedesca acclamata dalle sinistre. Notizia ultima, il prefetto di Agrigento avrebbe firmato l’ordine di espulsione della Rackete. Magra consolazione perché la ricca tedesca tornerà in Germania a godersi la vita coi soldi di papà e magari tornerà a solcare i mari in cerca di migranti da salvare. Ma così vanno le cose in Italia. Altro che crisi economica, è questa crisi istituzionale che va risolta al più presto, dettando nuove regole in tema di giustizia. Ci hanno provato tanti politici nel passato, ma subito hanno ricevuto eloquenti avvisi.
