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Morto Andrea Camilleri: dalla tv al teatro, fino al trionfo di Montalbano

Andrea Camilleri

ROMA – Nell’immaginario collettivo, oggi piange anche il commissario Montalbano: è morto suo «padre», ossia lo scrittore Andrea Camilleri. Aveva 93 anni e negli ultimi tempi era stato male. Camilleri è stato una delle figure più prolifiche del panorama artistico-culturale dell’ultimo secolo, attraversando diverse forme di narrazione con lo stesso successo per oltre 60 anni: dalla sceneggiatura alla regia televisiva e treatrale, dalla saggistica alla narrativa. Dopo una lunga carriera come regista teatrale, televisivo e radiofonico, nel 1978 esordisce infatti nella narrativa. Nel 1994 crea la serie del commissario Montalbano, protagonista di molti romanzi e della fiction tv di enorme successo. Tra gli innumerevoli riconoscimenti ricevuti da Camilleri, anche il premio Campiello 2011 alla carriera. I suoi libri, tradotti in tutto il mondo, hanno venduto oltre 30 milioni di copie. Di recente, intervistato nel programma radiofonico Un giorno da pecora, di RadioRai, Camilleri aveva parlato del nuovo romanzo Il cuoco dell’Alcyon (Sellerio) appena dato alle stampe, del lavoro sul prossimo giallo di Montalbano (che sarebbe stato il trentunesimo) e della serata che avrebbe visto protagonista il 15 luglio, alle Terme di Caracalla, con L’autodifesa di Caino. Ma aveva parlato a lungo anche di un certo disgusto per la politica, criticando un po’ tutti, dal governo gialloverde alla sinistra. In particolare però una frase dura su Matteo Salvini («Non credo in Dio, ma vedere Salvini impugnare il rosario dà un senso di vomito») aveva provocato la reazione del vicepremier: «Camilleri dice che ‘Salvini che impugna il rosario mi fa vomitare, gli dico: Camilleri, scrivi che ti passa. Non pensavo che il rosario, o parlare di padre Pio, potesse far vomitare».

Luca Zingaretti, il commissario Montalbano

TELEFILM – Nato a Porto Empedocle (Agrigento) il 6 settembre 1925, Andrea Camilleri vive da anni a Roma. Negli anni dal 1945 al 1950 ha pubblicato racconti e poesie, vincendo anche il Premio St Vincent. Ha insegnato Istituzioni di Regia all’Accademia d’Arte Drammatica. Era sposato, padre di tre figlie, nonno di quattro nipoti e bisnonno di una ragazzina. Ha frequentato il liceo classico Empedocle di Agrigento ma non ha mai sostenuto l’esame di maturità perchè nel maggio 1943, a causa dell’imminente sbarco in Sicilia delle forze alleate, si decise che sarebbe valso il solo scrutinio. Sin dal 1949 Camilleri lavora alla Rai come delegato alla produzione, regista e sceneggiatore; in queste vesti ha legato il suo nome ad alcune fra le più note produzioni poliziesche della TV italiana, come i telefilm del Tenente Sheridan e del Commissario Maigret, e a diverse messe in scena di opere teatrali, con un occhio di riguardo a Pirandello. Col passare degli anni ha affiancato a questa attività quella di scrittore; è autore di importanti saggi romanzati di ambientazione siciliana nati dai suoi studi sulla storia dell’Isola. La scrittura prende finalmente il sopravvento al momento dell’abbandono del lavoro come regista/sceneggiatore per sopraggiunti limiti di età. Qualcuno dirà che mai pensione fu più opportuna.

DEBUTTO – Nel 1978, dopo una decina d’anni di inutili ricerche di una casa editrice disposta a dargli credito, esordisce nella narrativa con Il corso delle cose (Lalli), pubblicato gratis da un editore che realizza anche libri a pagamento, con l’impegno di citare l’editore stesso nei titoli dello sceneggiato tv tratto dal libro, La mano sugli occhi; il libro però non viene notato praticamente da nessuno. Nel 1980 esce da Garzanti Un filo di fumo (riedito poi, come il primo, da Sellerio), primo di una serie di romanzi ambientati nell’immaginaria cittadina siciliana di Vigàta, a cavallo fra la fine dell”800 e l’inizio del ‘900, due dei quali, La mossa del cavallo e La stagione della caccia sono diventati altrettante fiction per Rai1, andate in onda nel 2018 e nel marzo scorso. Proprio con La stagione della caccia, pubblicato da Sellerio nel 1992, Camilleri diventa un autore di grande successo: i suoi libri, ristampati più volte, vendono ora mediamente intorno alle 60.000 copie. Oltre alle opere ambientate nella Vigàta di un tempo, da Il Birraio di Preston (1995) – il libro ai suoi tempi più venduto con quasi 70.000 copie – a La concessione del telefono (1999), ci sono i gialli della Vigàta odierna del Commissario Montalbano, con l’invenzione del quale arriva il grande successo nazionalpopolare, grazie anche alla versione televisiva che approda dal 1999 su Rai1 con il volto di Luca Zingaretti, grazie alla coproduzione della Palomar di Carlo Degli Esposti con Rai Fiction. Montalbano è il protagonista di romanzi (il primo è La forma dell’acqua, del 1994) e racconti che non abbandonano mai le ambientazioni e le atmosfere siciliane e che non presentano alcuna concessione a motivazioni commerciali o a uno stile di più facile lettura. Da anni ormai le indagini del sarcastico Commissario, nonché le atmosfere e il divertente e azzeccato linguaggio italo-siculo dei romanzi e dei personaggi di Camilleri, affascinano migliaia di lettori. Nei suoi romanzi l’intreccio poliziesco è fondamentale, ma è anche il pretesto per la creazione dei personaggi.

MONTALBANO – L’aspetto e il carattere di questi è una parte del lavoro di creazione che Camilleri cura particolarmente. I protagonisti delle sue storie sono spesso infatti molto divertenti ed ironici; ma anche molto malinconici, e questo vale in misura maggiore per il Commissario Montalbano. Il filone narrativo del Commissario Montalbano è destinato a una conclusione con una formula precisa decisa dall’autore: infatti nel 2006 Andrea Camilleri ha consegnato all’editore Sellerio il con il finale della storia, chiedendo che questo venisse pubblicato dopo la sua morte. E in proposito aveva poi dichiarato: «Ho scritto la fine dieci anni fa… ho trovato la soluzione che mi piaceva e l’ho scritta di getto, non si sa mai se poi arriva l’Alzheimer. Ecco, temendo l’Alzheimer ho preferito scrivere subito il finale. La cosa che mi fa più sorridere è quando sento che il manoscritto è custodito nella cassaforte dell’editore… È semplicemente conservato in un cassetto». Assicurando: «Montalbano non può cadere in un burrone come Sherlock Holmes e poi ricomparire in altre forme. Montalbano non muore». Ma ora, sicuramente, piange suo «padre».


Sandro Bennucci

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