Ong spadroneggiano: Ocean Viking rifiuta porto Tripoli e si dirigerà, come al solito, in Italia

Ormai si perde il conto dei migranti che stanno arrivando in Italia da diverse rotte, sia in Puglia che in Calabria, sia in Sicilia che in Sardegna. Gli hotspot sono al collasso, mentre le Ong e le loro navi spadroneggiano decidendo dove portare i presunti naufraghi e profughi, veri clandestini. Vale a dire preferibilmente nell’accogliente e aperta Italia giallorossa o, in subordine a Malta.
Mentre nel mare davanti a Lampedusa prosegue il lavoro dei sommozzatori per recuperare i cadaveri del barcone naufragato 13 giorni fa, sull’isola continuano gli sbarchi autonomi. Ieri sono arrivati in 57. I carabinieri li hanno trovati già sulla terraferma. Arrivano da Sudan, Nigeria, Marocco, Algeria, Bangladesh, Libia e perfino Palestina.
Ora sono nell’hotspot di contrada Imbriacola, dove si trovano ancora anche i 22 migranti che si sono salvati dal naufragio del 7 ottobre. Ieri sono stati recuperati altri tre corpi, dei 12 che a inizio della settimana erano stati individuati dal robot attorno alla barca affondata. Ne restano dunque ancora tre. Ci proveranno oggi, nonostante le condizioni del mare siano date in peggioramento. Dei 52 che erano a bordo di quel piccolo peschereccio di 9 metri, nulla si sa di altri tre: le correnti potrebbero averli portati lontano dal punto in cui la barca si è inabissata.
Nel Mediterraneo centrale le partenze da Libia, Tunisia e Algeria questa settimana non si sono mai fermate. In 48 ore in 76 sono arrivati in Sardegna. I più «fortunati» al momento sono i 104 recuperati venerdì, 50 miglia al largo della Libia, dalla Ocean Viking, la nave delle Ong Sos Mediterranee e Msf. Sono in attesa del porto sicuro già chiesto a Italia, Malta e Libia. Quest’ultima ieri ha indicato Tripoli ma la nave Ong ha rifiutato con le consuete motivazioni: «Non restituiremo mai le persone salvate in mare alla Libia. E’ contrario alla legge e anche disumano». In realtà le Ong osteggiano da sempre l’applicazione degli accordi Italia – Libia in tema d’immigrazione e continua così l’invasione dell’Europa e dell’Italia in atto da tempo.
L’ex ministro Minniti lancia l’allarme: «con il rischio di una drammatica crisi umanitaria e della liberazione in Siria di migliaia di foreign fighter che per tornare in Europa possono passare dalla Libia, strappare unilateralmente gli accordi con Tripoli può destabilizzare ancora di più. Proprio perché è in corso una guerra civile, una disdetta
unilaterale da parte di uno dei contraenti dell’accordo potrebbe rivelarsi ulteriormente destabilizzante».
Per Minniti, «in ogni caso quegli accordi consentono oggi all’Onu di operare in Libia, senza di questo mancherebbero i presupposti più elementari di qualsivoglia missione umanitaria. Ma ora va rimessa in mare la missione Sophia che aveva come obiettivo il contrasto ai trafficanti di esseri umani e il presidio del Mediterraneo; non poteva e non può esser lasciato il peso della sicurezza sulle spalle della Guardia costiera libica».
Nel frattempo proprio da quella guardia costiera, in Libia sono stati riportati 148 migranti che erano su tre gommoni al largo di Zuara e Sabratha. Tra loro ci sarebbero anche i 50 che erano già in zona Sar maltese quando una motovedetta della Guardia costiera libica li ha recuperati e riportati indietro. Secondo Alarm Phone, questo sarebbe avvenuto su richiesta della Valletta: «Malta è responsabile di questa violazione di convenzioni internazionali».
Occorrerebbe chiarire una volta per tutte chi è veramente responsabile di violazioni ripetute di convenzioni e norme internazionali e nazionali, ma da quest’orecchio la magistratura italiana non ci sente, è molto più popolare e «à la page» inquisire il ministro (ex) Salvini.
