Il Pd all’attacco delle Forze dell’ordine, pdl per schedarle col numero su caschi e divise

Già ai tempi del Governo Renzi esponenti della sinistra tentarono di schedare le Forze dell’ordine mettendo il numero sulle divise degli agenti. Furono ben 3 i ddl presentati in Commissione Affari Costituzionali sulla questione: uno a firma di Peppe De Cristofaro (Sel), uno di Marco Scibona (M5S) e l’ultimo di Luigi Manconi (Pd). I testi erano pressoché identici, alla fine si decise di convergere su quello del senatore sellino De Cristofaro. Dopo un complesso iter, la Commissione concluse l’esame degli emendamenti per poter giungere in Aula. Qui il primo stop del governo Renzi che non calendarizzò il dibattito, tanto da far gridare allo scandalo l’opposizione: «Non vuole il provvedimento e sta facendo di tutto per perdere tempo».
Adesso il Pd torna all’attacco delle Forze dell’ordine e a sostegno dei devastatori di strade e piazze e prova a «schedare» gli agenti impegnati nell’ordine pubblico. Un articolo del Tempo, a firma Dario Martini, ci informa di una proposta di legge, approdata da poco in commissione Affari costituzionali alla Camera, della deputata Giuditta Pini. L’idea è quella di apporre un numero identificativo sui caschi di protezione e sulle uniformi. Non solo, si vuole anche introdurre delle microtelecamere, da applicare sulle divise, per registrare tutto ciò che succede durante le manifestazioni.
L’idea di un codice che identifichi tutto il personale delle forze dell’ordine, però, trova la netta opposizione dei sindacati di polizia. La proposta di legge che arriva dal Pd è un vecchio pallino anche del M5s. A bloccare la schedatura degli agenti era stato successivamente anche il leader della Lega Matteo Salvini, quando da neo ministro dell’Interno, rispedì al mittente i propositi grillini: «Il mio obiettivo non è mettere il numero sui caschi dei poliziotti, che sono già abbastanza facilmente bersagli dei delinquenti anche senza il numero in testa».
I pentastellati così dovettero rinunciare ad un punto che faceva parte anche del loro programma in campagna elettorale. Si accontentarono però riuscendo ad inserire nel contratto di governo giallo-verde la proposta delle telecamere sulle uniformi. Adesso, forse, con il sostegno del Pd, potrebbero portare a casa il loro vecchio progetto.
L’articolo 2 della proposta di legge n° 1528 della Pini, infatti, recita: «Il casco di protezione indossato dal personale delle forze di polizia deve riportare sui due lati e sulla parte posteriore un codice alfanumerico che consenta l’identificazione dell’operatore che lo indossa». E al comma 4 si aggiunge: «Il codice alfanumerico è applicato anche all’uniforme indossata (…) e deve essere chiaramente visibile sia davanti che da tergo».
In questo modo, la stessa Pini, nella sua proposta, spiega che il mantenimento dell’ordine pubblico attribuisce agli agenti di pubblica sicurezza anche «funzioni molto delicate», per cui «è bene che a tali responsabilità corrispondano anche adeguati strumenti per la tutela dei cittadini da eventuali abusi del diritto che occasionalmente si potrebbero verificare». La deputata Dem rievoca anche il G8 di Genova del 2001: «Il caso che nella memoria collettiva rappresenta il maggior vulnus al rapporto tra opinione pubblica e forze di polizia».
Poi, come detto, la proposta di legge chiede anche di rendere obbligatorio l’utilizzo delle cosiddette «bodycam», ossia le telecamere sulle divise. Uno strumento, ad esempio, già previsto dalla Regione Lombardia per gli agenti di polizia locale dei Comuni che ne fanno richiesta. La sperimentazione, inoltre, era stata adottata anche a livello nazionale nel 2014.
Su questo punto, e solo su questo, sono d’accordo anche i sindacati di polizia. Ad esempio, lo è il Sap, con il suo segretario aggiunto e deputato della Lega Gianni Tonelli, il quale ha anche depositato da poco un disegno di legge al riguardo: «Le telecamere sono giuste e il mio ddl va in questa direzione, ma proporre un codice identificativo come fa il Pd è vergognoso. È un metodo che ha un solo fine: creare avversione nei confronti delle forze dell’ordine e mettere in soggezione chi deve tutelare l’ordine pubblico».
È contrario anche Saturno Carbone, segretario del Siulp Roma, secondo il quale «mettere un codice sulle uniformi non è certo una priorità. Sono proposte anacronistiche senza senso, quando invece bisognerebbe pensare a garantire alle forze dell’ordine strumenti più efficienti ed evoluti con cui garantire la sicurezza».
Ancora più duro il segretario generale del Coisp Domenico Pianese: «Siamo fortemente contrari, è una vergogna, si pensa a mettere un identificativo agli agenti (abbiamo duemila feriti all’anno) invece di occuparsi di quei criminali travestiti da manifestanti che sfasciano le città».
Ma siamo sicuri che Pd, sinistre, grillini, antagonisti e delinquenti da piazza non molleranno la presa. Vanno puniti i tutori dell’ordine, mentre i violenti con bombe molotov, razzi, bastoni, caschi e travisati col volto coperto possono agire indisturbati senza essere né ostacolati né puniti. Per la sinistra sono sempre compagni che ora neppure sbagliano, anzi sembrano nel giusto.
