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Stop alle penalità per malattia agli statali. Mossa elettorale del governo giallorosso

ministero funzione pubblica

Nel memorandum che il governo sta trattando con i sindacati in vista del prossimo rinnovo contrattuale, sarà probabilmente inserito anche il dietrofront su una norma che aveva voluto Renato Brunetta quando era ministro della Funzione pubblica. Si tratta della regola per cui ai dipendenti pubblici che si assentano dal lavoro per malattia, nei primi dieci giorni di congedo gli stipendi vengono decurtati di una serie di voci accessorie. Lo anticipa Andrea Bassi sul Messaggero.

In busta paga, in pratica, il mese successivo viene riconosciuta solo la retribuzione base a differenza, invece, di quanto accade per i dipendenti privati che continuano a percepire le eventuali indennità accessorie. Secondo le stime dei sindacati, a seconda del comparto di appartenenza del dipendente pubblico, il taglio oscilla tra i 10 e i 15 euro per ogni giorno di assenza. Per un periodo di malattia di 10 giorni, insomma, si può arrivare ad una decurtazione di 100-150 euro lordi. Stando agli ultimi dati pubblicati dall’Inps, qualche effetto la stretta lo ha sortito, nel senso che nel privato le assenze crescono più che nel settore pubblico, sfatando la favola degli statali profittatori e fannulloni.

A novembre dello scorso anno l’Inps ha diffuso le statistiche sulle assenze nel privato e nello Stato aggiornate fino al terzo trimestre del 2019. La percentuale di lavoratori con almeno un giorno di malattia sul totale dei lavoratori è salita dal 13% del 2018 al 14% del 2019 nel settore privato, mentre è rimasta stabile al 12% nel settore pubblico. Nelle aziende, insomma, ci si ammala più che nelle amministrazioni pubbliche. Così come, sempre secondo i dati dell’Inps del terzo trimestre del 2019, anche le giornate medie di assenza sono leggermente maggiori nel privato (11,6 giorni) rispetto al pubblico (11,2 giorni). Il che proverebbe l’utilità della norma messa in discussione. Secondo i sindacati, comunque, ci sarebbe anche una questione di legittimità costituzionale, perché attuerebbe un differente trattamento tra dipendenti pubblici e privati.

Il confronto tra il ministro Fabiana Dadone e i sindacati dovrebbe esserci a fine mese. Ma non tutte le distanze sono state colmate.

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