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Pensioni, governo e sindacati preoccupati dallo scalone del 2022

Il Governo e le parti sociali sono impegnati nell’esame delle misure da adottare in futuro, quando, con la fine della sperimentazione triennale di Quota 100, si materializzerà un nuovo scalone. Sarà questo il tema principale di discussione nell’incontro Governo-sindacati, convocato per il 27 gennaio dal ministro Catalfo.

La quale prevederebbe due opzioni: il ricorso a una Quota 102 tutta contributiva e una flessibilità calibrata invece sui lavori gravosi o più usuranti, verso la quale sembra propenso anche il premier Giuseppe Conte. Ma dal 1° gennaio 2022 si esaurirà anche la stretta alle indicizzazioni degli assegni pensionistici, voluta dal precedente esecutivo”giallo-verde”e sempre contestata da Cgil, Cisl e Uil, che garantisce 3,6 miliardi di risparmio nel triennio 2019-2021. Sempre nel 2022 la spesa per pensioni dovrebbe sfondare, secondo le ultime previsioni, il fatidico tetto dei 300 miliardi sotto la spinta dei nuovi pensionamenti anticipati. Non oltre la primavera del 2023 (scadenza della legislatura) dovrebbe poi essere pronta la nuova pensione di garanzia per i giovani con carriere discontinue, almeno stando al programma del governo giallorosso.

Nella maggioranza c’è chi, come una parte del Pd e Italia Viva, guarda con molta attenzione all’ipotesi di un’uscita flessibile con almeno 64 anni di età e 37 o 38 anni di contribuzione (Quota 101 o 102) in versione tutta contributiva, sulla falsariga di Opzione donna.

Si dovrà fare attenzione a limitare la spesa pensionistica, finora rimasta in equilibrio. Secondo le previsioni governative,  tra il 2021 e  il 2022, quando si concluderà la sperimentazione dei nuovi pensionamenti anticipati con 62 anni e 38 di contributi minimi, la spesa per le pensioni passerà da 295,5 miliardi a 304 miliardi (15,9%del Pil).

Uno snodo chiave resta la pensione di garanzia per i giovani con carriere discontinue avviate nell’era contributiva (a partire dal 1996). Questa misura è prevista dal programma di governo e pure i sindacati spingono in questa direzione. Anche in questo caso lo scoglio da superare resta quello dei costi a regime soprattutto nel caso di un assegno di garanzia vicino ai mille euro.

Come si vede molta carne al fuoco, i problemi sono molti e le risorse poche, un bel rebus per il traballante governo di Giuseppi.


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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