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La polemica sulle scuole definite classiste ed elitarie, il giudizio di un esperto

Abbiamo seguito tutti il dibattito stucchevole, a livello politico e sociale, sorto in merito al presunto classismo in alcune scuole private, che riserverebbero alcune sedi alle classi più agiate ed istruite, riservando altre al popolo e agli immigrati. Sul tema abbiamo ricevuto un interessante intervento e commento del prof. Valerio Vagnoli, esponente del Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità.

«Come purtroppo spesso succede, la polemica sulle parole usate dall’Istituto comprensivo romano di via Trionfale nel presentare i suoi plessi scolastici sconta anche un deficit di corretta informazione da parte di molti media.
A ciascuna scuola viene richiesto che nel Rav (Rapporto di Autovalutazione di Istituto) la presentazione dell’istituto inizi illustrando il contesto sociale (o, come qui, i diversi contesti) in cui opera e che questo documento sia obbligatoriamente pubblicato sul proprio sito web. È una informazione che viene offerta ai genitori, ma anche ai nuovi docenti che, conoscendo le caratteristiche socio-economiche in cui opereranno, saranno più in grado — si spera — di esprimere una didattica consona alla situazione. Ciò non toglie purtroppo che vi siano delle scuole che per rassicurare le famiglie forniscano informazioni inopportune o che usino parole sconvenienti. Ma onestamente non sembra il caso del Trionfale.
L’Istituto comprensivo Trionfale, frutto di un recente accorpamento di scuole, è composto da quattro plessi situati in due diversi Municipi (i nostri Quartieri). Come lo stesso Rav sottolinea, «l’ampiezza del territorio rende ragione della disomogeneità della tipologia dell’utenza, che appartiene a fasce socio-culturali assai diversificate». Questa premessa (che è stata trascurata) rende più chiaro il carattere diciamo sociologico del testo incriminato, in cui si dice che due sedi «accolgono alunni appartenenti a famiglie di ceto medio-alto», un’altra «accoglie alunni estrazione medio-bassa e conta il maggior numero di alunni con cittadinanza italiana», mentre la quarta «accoglie prevalentemente alunni appartenenti a famiglie dell’alta borghesia assieme ai figli dei lavoratori occupati presso queste famiglie». Ho letto e riletto la descrizione, ma onestamente è difficile condividere le ragioni di chi ha gridato allo scandalo. E c’é da chiedersi se tanti di quelli che hanno trovato il testo «classista», «orribile», «indecoroso» e per non farsi mancare nulla perfino fascista, l’abbiano davvero letto con attenzione.
Certo, forse si poteva aggiungere che la scuola dovrà tenere conto di quella composita estrazione socio-culturale e il senso di quella presentazione sarebbe stato più chiaro. Ma, onestamente, fossi stato un genitore del plesso «situato nel cuore del quartiere popolare di Monte Mario» non mi sarei sentito in nessun modo offeso di fronte a una descrizione corretta del quartiere. Mi sembra comunque che si possa escludere l’obbiettivo di indirizzare le iscrizioni e di favorire una selezione «di classe». Tra parentesi, come si farebbe, in quel caso, a «deportare» i bambini da una scuola vicina a una lontana?
A defraudarmi del diritto di essere a tutti gli effetti un cittadino al pari dei ricchi casomai sarebbe stato il dover iscrivere mio figlio in una scuola e in una sezione che non funzionano e pregiudicano la formazione di intere classi. Una delle tante che vedono ogni anno cambiare i docenti, che non dispongono di aule degne di questo nome e che garantiscono solo a parole, come talvolta accade, un’offerta formativa da sogno, lontanissima dal confermare quanto promette. Una scuola realmente inclusiva non è quella che finge nel descrivere il contesto socio-culturale in cui si trova, ma è quella che garantisce a tutti i suoi studenti e alle loro famiglie il raggiungimento degli stessi obiettivi educativi e culturali.
Valerio Vagnoli»

Inutile dire che concordiamo con gran parte delle affermazioni del professore.


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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