Palermo: giudizio contro Salvini per sequestro di persona, le motivazioni della richiesta del tribunale dei ministri

PALERMO – Un duro atto di accusa quello delle tre giudici del Tribunale dei ministri di Palermo nei confronti dell’ex ministro. Nel loro atto di richiesta di autorizzazione, trasmesso al Senato, ribadiscono quanto, in quei giorni, Salvini abbia «scientemente ignorato l’emergenza sanitaria mettendo veti alle autorità locali». Ricordano anche che il politico non aveva fatto scendere i minori a bordo «nonostante un provvedimento del tribunale dei minori»e aveva anche «ignorato il Tar del Lazio con interpretazioni giuridiche» non valide. Hanno anche ricordato che lo stesso Salvini aveva formalizzato il suo diniego al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte assumendosi la responsabilità politica. Mentre gli allora ministri Elisabetta Trenta, alla Difesa, e Danilo Toninelli, alle Infrastrutture, non vollero reiterare il divieto di ingresso dopo l’annullamento del Tar.
Le tre giudici, accogliendo le tesi delle Ong, hanno ribadito che le vite in mare «vanno salvate, parlando di obbligo di salvataggio» negando evidentemente l’applicazione dei decreti di sicurezza emanati allora dal governo. Quindi per il Tribunale dei ministri Salvini avrebbe «volutamente limitato la libertà delle persone a bordo della Open Arms, anche per i minori». Inoltre le tre giudici hanno affermato che l’atto di Salvini «è stato un atto amministrativo e non politico». In sostanza hanno recepito quasi totalmente la richiesta avanzata dalla Procura di Palermo, secondo la quale ci sarebbe sempre stato «l’obbligo di indicare il pos, cioè un porto sicuro e di intervento».
La magistratura siciliana ha dunque (sia il pm che il collegio) convalidato le tesi di coloro (stampa di sinistra, organizzazioni, partiti e associazioni favorevoli all’immigrazione, Ong, Associaziodi di avvocati) che fin dall’inizio avevano indicato la strategia da seguire da parte dell’Autorità giudiziaria, e adesso i nodi vengono al pettine.
Al di là delle interpretazioni che sono state date, che personalmente ritengo dubbie, ma che possono essere o meno condivise dal punto di vista giuridico, mi resta difficile comprendere in base a quali motivazioni il collegio palermitano affermi che l’atto di Salvini è stato un atto amministrativo e non politico, visto che da tempo è stata sancita la netta separazione fra amministrazione e politica, fra la responsabilità per gli atti amministrativi, da parte dei dirigenti della pubblica amministrazione, e quella dei politici che sono a capo di ministeri, comuni, città metropolitane, province e regioni.
Visto che ormai la maggioranza in Senato è propensa ad accordare l’autorizzazione, vedremo nel dibattimento come si evolverà la questione e se, come successe per Berlusconi, si tenterà di far fuori Salvini per via giudiziaria.