Skip to main content

Pensioni: integrazioni al minimo, le nuove regole

ROMA- L’integrazione al minimo non dipende dall’età anagrafica ma dal reddito del pensionato. Se l’assegno previdenziale è al di sotto di determinate soglie (nel 2020 è pari a 515,07 euro al mese), la pensione viene integrata di una cifra che raggiunge questo tetto. Bisogna però restare al di sotto di determinati limiti. Quindi, i pensionati che ricevono una pensione inferiore a detto limite, che corrisponde a 6.695,91 euro per il 2020 (515,07 euro per 13 mensilità), l’importo della pensione stessa viene alzato sino ad arrivare appunto al minimo.

Il pensionato non coniugato ha diritto:

all’integrazione piena in caso di reddito annuo non superiore a 6.695,91 euro;
all’integrazione parziale, in caso di reddito fino a 13.391,82 euro (due volte il trattamento minimo annuo).
Per il pensionato coniugato:

integrazione piena con reddito proprio e del coniuge fino a 20.087,73 euro e reddito proprio fino a 6.695,91 euro;
integrazione parziale con reddito proprio e del coniuge fino a 26.783,64 euro e reddito proprio fino a 13.391,82 euro.

Per quanto riguarda i redditi che concorrono a formare questo tetto, si escludono la pensione da integrare, quelli esenti IRPEF (ad esempio, le pensioni di guerra, l’invalidità civile) e il reddito della casa di abitazione.

 

Firenze Post è una testata on line edita da C.A.T. - Confesercenti Toscana S.R.L.
Registro Operatori della Comunicazione n° 39741
Firenzepost small logo