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Coronavirus: Banca mondiale, economia cinese rischia. Ma i primi dati contraddicono questa tesi

NEW YORK – Le ricadute economiche della pandemia del coronavirus potrebbero portare a un arresto dell’economia cinese mettendo a rischio di povertà oltre 11 milioni di persone dell’Est asiatico. Lo afferma la capo economista della Banca Mondiale per la regione Aaditya Mattoo. Anche nel migliore degli scenari l’espansione della Cina rallenterebbe al 2,3% dal 6,1% del 2019. Ma i primi dati che arrivano dalla Cina sembrano smentire la previsione degli economisti della Banca Mondiale, non sarebbe la prima volta.

Il graduale ritorno alla normalità spinge in rialzo l’indice Pmi del settore manifatturiero cinese che a marzo balza a 52 punti dal ‘profondo rosso’ di quota 35,7a febbraio, in piena emergenza coronavirus. I dati diffusi dal National Bureau of Statistics di Pechino riflettono il fatto che il 96,6 per cento delle grandi e medie imprese cinesi ha ripreso la produzione, con un aumento di 17,7 punti percentuali rispetto a uno mese fa. L ‘indicatore relativo alla produzione è passato da 26,3 punti del mese precedente a 54,1, anche se – ammonisce l’istituto – la ripresa dell’economia arriva solo quando il dato PMI sale per almeno tre mesi consecutivi. Volano anche i dati sui nuovi ordini che si attestano a 52 a marzo, rispetto al dato di 29,3 a febbraio. Il PMI composito di marzo della Cina è aumentato a 53 punti, rispetto al crollo a quota 24,1 punti a febbraio.

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